Il Giornale e il conto “segreto” di Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-06

I titolari sono Di Maio, D’Uva e Patuanelli e lì finiscono i rimborsi. Ma sul dettaglio dei movimenti è mistero

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Pasquale Napolitano sul Giornale oggi ci racconta il conto “segreto” (in realtà non più di qualsiasi conto in banca) del MoVimento 5 Stelle sul quale finiscono i soldi restituiti dai grillini. Puntando il dito su Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva:

In tre sono in possesso di password e credenziali per accedere al conto corrente privato sul quale finiscono i soldi (restituiti) degli stipendi dei 315 parlamentari del M5s. I tre«fortunati»sono il ministro degli Esteri Luigi DiMaio e gli ex capigruppo di Camera e Senato, Francesco D’Uva (oggi Questore della Camera) e Stefano Patuanelli (ministro dello Sviluppo economico).

Da mesi una pattuglia di deputati e senatori ha messo nero su bianco, chiedendo formalmente (senza alcun riscontro) una copia degli estratti del conto corrente sul quale transitano parte delle indennità dei parlamentari grillini. L’ultima richiesta ufficiale porta la firma dell’ex senatrice Elena Fattori, espulsa dal Movimento.

conto segreto di maio

In realtà Fattori è ancora senatrice e ha deciso lei di lasciare il M5S.

Di Maio, fino ad oggi, si è sempre rifiutato di fornire una copia della documentazione bancaria. L’unica concessione riservata ai parlamentari è la pubblicazione, per linee generali, dei progetti finanziati con i soldi restituiti dai gruppi parlamentari dei Cinque stelle. Ma nel dettaglio, nessuno, tra i 315 parlamentari del Movimento,conosce quali operazioni bancarie siano state effettuate dal 4 marzo 2018 ad oggi. Spese,bonifici e fatture: tutto in gran segreto.

Eppure, Di Maio, Patuanelli e D’Uva gestiscono un tesoretto che si aggira sui 4 milioni e mezzo di euro: ogni parlamentare restituisce (dovrebbe restituire) mensilmente circa 2mila euro. Con il nuovo regolamento dei Cinque stelle è cambiato anche il meccanismo delle restituzioni. Nella passata legislatura, i parlamentari restituivano direttamente allo Stato (il fondo per il Microcredito) parte dell’indennità.

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