Gianluigi Paragone fatto fuori dalla Commissione Banche?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-29

Gianluigi Bombatomica Paragone rischia il posto di presidente della Commissione Banche perché il Colle non lo vuole e Palazzo Chigi non ha intenzione di difenderlo

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Ilario Lombardo sul Secolo XIX oggi ci spiega che Gianluigi Bombatomica Paragone rischia il posto di presidente della Commissione Banche perché il Colle non lo vuole e Palazzo Chigi non ha intenzione di difenderlo:

A Palazzo Chigi avvertono il clima di preoccupazione che circonda la complicata nascita della commissione speciale di inchiesta sulle banche, al punto che ormai non si esclude la possibilità di sostituire Gianluigi Paragone alla sua presidenza. La voglia dei gialloverdi di mettere in fila quelli che ritengono colpe e mancanze sul controllo del sistema creditizio in questi anni di crisi deve fare i conti con la prudenza del presidente della Repubblica.

Prudenza che a partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte alimenta dubbi sempre più condivisi nel palazzo del governo e tra i due partner di maggioranza. A partire dal nome che dovrebbe presiedere la commissione. Definendo «inaccettabile» il veto su Paragone,lunedì scorso Luigi Di Maio ha scoperchiato l’ennesima guerra di posizione tra M5S e Lega. Il vicepremier grillino, infatti, non ce l’avrebbe solamente con il Colle, che non ha ancora promulgato la legge che istituisce la commissione,ma anche con i leghisti. Uno in particolare: il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, accusato di fare da sponda alle preoccupazioni del governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

Paragone si trova davanti a un muro innalzato dal Colle con l’aiuto di Giorgetti:

Si ragiona in un’ottica di legislatura. Se la maggioranza dovesse superare indenne tutte le prossime sfide,ci sarà abbastanza tempo anche per aspettare che Draghi, dal prossimo 31 ottobre, non abbia più la copertura della presidenza della Bce. A Chigi, nel M5S e nella Lega, però, non fanno fatica ad ammettere che il nome di Paragone potrebbe alla fine essere accantonato, per far spazio a un profilo più rassicurante, replicando la logica che portò alla scelta di mettere Pierferdinando Casini alla testa della commissione voluta da Matteo Renzi negli ultimi mesi della scorsa legislatura.

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