Economia
FCA-PSA: la fusione è un acquisto
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-10-31
11 consiglieri di amministrazione: 6 provenienti da Psa (tra cui Tavares) e 5 da Fca. La sede del nuovo insieme dovrebbe essere nei Paesi Bassi mentre tre sedi operative resteranno in Francia, in Italia e negli Stati Uniti
La fusione FCA-PSA è fatta: Fiat-Chrysler e Peugeot-Citroen diventano il quarto gruppo nel mondo dell’auto. Secondo fonti citate ieri sera dal Wall Street Journal e confermate in Francia, il Consiglio d’Amministrazione di Psa, in riunione straordinaria, ha dato il via libera alla fusione. Il nuovo gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa potrebbe essere guidato in quanto Ceo da Carlos Tavares, l’attuale presidente del direttorio di Psa per cinque anni, mentre John Elkann potrebbe diventare presidente della nuova società.
FCA-PSA: la fusione è un acquisto
Secondo quanto scrive Les Echos il board potrebbe essere composto da 11 consiglieri di amministrazione: 6 provenienti da Psa (tra cui Tavares) e 5 da Fca. La sede del nuovo insieme dovrebbe essere nei Paesi Bassi mentre tre sedi operative resteranno in Francia, in Italia e negli Stati Uniti. Per arrivare a questa fusione paritaria, Psa, secondo lo schema allo studio, distribuirà ai suoi azionisti titoli del produttore di componentistica per automobili Faurecia (46% del capitale valorizzato a 3 miliardi di euro) mentre Fca distribuirà ai suoi azionisti un dividendo eccezionale in cash di 5,5 miliardi di euro.
Secondo Les Echos al termine dell’operazione la famiglia Peugeot (che attualmente detiene il 12,2% del capitale di Psa e il 19,3% dei diritti di voto) dovrebbe avere una quota intorno al 6% mentre la famiglia Agnelli (che detiene circa il 29% di Fca) dovrebbe scendere intorno al 14,5%. Lo Stato francese e il cinese Dongfeng dovranno comunque esprimersi sull’operazione.
FCA-PSA e il futuro dell’auto elettrica
Il Fatto Quotidiano spiega che ci sono molte differenze tra l’intesa FCA-PSA e il precedente tentativo di fusione con Renault fallito a giugno:
Allora l’offerta partiva da Detroit-Torino ed era spiegabile con la supremazia, per quanto riguardava la capitalizzazione, di Fca, mentre in questo caso sono i francesi ad avanzare la proposta, forti di un valore iniziale attorno ai 23 miliardi di euro contro 18 miliardi, ma con la possibilità che gli attuali aumenti di Borsa possano riavvicinare le posizioni e forse assicurare, in sede di concambio, addirittura un “premio”agli azionisti guidati da Elkann (come era previsto ai tempi di Renault). Più semplici anche le condizioni dell’assetto di Peugeot, saldamente nelle mani della famiglia che dà il nome al marchio più importante e con una partecipazione dello Stato francese (vale circa il 12 per cento) molto meno strategica di quella posseduta nella società condotta da Jean Dominique Senard.
Sull’accordo mancato di giugno pesarono soprattutto i veti del governo di Parigi (che oggi invece sembra manifestare prudenza e attenzione) e il fatto che Fca si inserì nei profondi contrasti tra Renault e l’alleato giapponese Nissan: facendo naufragare l’ipotesi di un matrimonio davanti alla realtà di un fragile ménage à trois, nell’azzardo troppo sottovalutato di Elkann.
In particolare, spiega Ettore Boffano, tutto è legato all’auto elettrica: oggi la vera risorsa avanzata di Peugeot (molte delle sue auto sono già prodotte anche nella versione ibrida o elettrica e, dal gennaio prossimo, nuovi modelli con queste caratteristiche saranno presentati sul mercato, a cominciare da una versione della208 elettrica a cinque porte), assieme a un’innovazione sul fronte dei servizi da offrire.
Il nodo occupazione nella fusione FCA-PSA
Vendere auto elettriche significherà soprattutto garantire un “pacchetto” capace di risolvere il problema delle ricariche (oggi i “punti” esistenti nell’area Ue sono solo 140 mila) a cominciare da colonnine da installare nei parcheggi e nei garage privati, favorendo anche una fidelizzazione al marchio. Ma c’è un dubbio:
Se Tavares sarà un amministratore unico alla Marchionne, che mosse adotterà nel nostro Paese? Il governo transalpino ha già parlato di “conservazione dell’attuale occupazione” in Francia, mentre il ministro Patuanelli per ora si è limitato invece a definire la trattativa “un’operazione di mercato”. Può bastare per il futuro della produzione dell’auto in Italia?
Le stesse domande se le pone Paolo Griseri su Repubblica:
Le indiscrezioni dicono che tra le clausole dell’accordo ci dovrebbe essere l’impegno a non ridurre l’occupazione. Una buona promessa, non semplice da mantenere. I dipendenti del mega gruppo saranno 400 mila in tutto il mondo. Per garantire il lavoro a tutti si dovranno vendere molte più auto di quelle sfornate oggi. Ci sono anche altre incognite.
La prima è quella del governo francese. Avrà potere di veto, come, nei fatti, fu a giugno quando fallirono le nozze con Renault? Questo si capirà nelle prossime settimane, quando la trattativa in esclusiva tra le due parti che verrà annunciata oggi entrerà nel vivo. E se Parigi sarà interventista chiedendo garanzie per gli stabilimenti francesi, lo farà anche il governo italiano? Dettagli in grado di far saltare tutto – Renault insegna -in un minuto.
L’operaio Giovanni Licata, 61 anni, da 32 operaio Fca, alle Carrozzerie di Mirafiori, ha gli stessi dubbi:
«Nelle fusioni ci sono sempre incognite, soprattutto quando si tratta di gruppi, come Psa, con molti stabilimenti in Europa. Io comunque sono fiducioso. Mi auguro che non sia l’ennesimo esempio degli stranieri che vengono a saccheggiare in Italia e che anzi si creino condizioni migliori e aumentino commesse e modelli».
In questo momento lavorate?
«A rotazione, per la cassa integrazione. Lavoriamo su un solo turno, otto o nove giorni al mese, sul Suv Levante, in attesa che sia pronta la linea della 500 elettrica che dovremmo iniziare a produrre dalla prossima primavera».Ha timore che un accordo con i francesi possa mettere a rischio i posti di lavoro a Mirafiori?
«Mi auguro di no e che anzi l’occupazione cresca, anche grazie alla specializzazione a cui punta Fca sui motori elettrici e gli investimenti annunciati a Torino».
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