La Fase 2 per fasce d’età: tempi più lunghi per gli anziani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-15

Tra le ultime fasce che potranno uscire di casa ci saranno i cittadini che hanno più di 70 anni, soprattutto quelli con una o due patologie croniche

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Il Messaggero oggi illustra  la ripartenza dopo il 4 maggio che avverrà a scaglioni, e non sarà “tana libera tutti”. È previsto un ritorno in attività di aziende, negozi, ma anche di tanti liberi professionisti.

Quindi tra le ultime fasce che potranno uscire di casa ci saranno i cittadini che hanno più di 70 anni, soprattutto quelli con una o due patologie croniche. «Per loro — ha spiegato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa — dobbiamo prevedere un programma ad hoc, percorsi che ci consentano di proteggerli dal contagio quando i più giovani ricominceranno a circolare. Però mettendoli anche al riparo dall’afa e dall’isolamento che può avere effetti devastanti a livello psicologico. E dunque un vero e proprio piano di interventi». Del resto i dati aggiornati dicono che su 18.641 vittime da Covid-19, 13.408 avevano tra i 70 e i 90 anni, di questi 5.874 tra i 70 e gli 80 anni.

Quanto basta per comprendere la fragilità delle persone che si trovano in questa fascia di età, il fatto che molti si siano infettati proprio perché entrati in contatto con parenti asintomatici o con sintomi lievi. Figli, nipoti che forse non sapevano nemmeno di aver contratto il coronavirus e glielo hanno trasmesso. Ecco perché adesso si proteggerà questa generazione prevedendo tempi più lunghi per il ritorno alla vita normale o comunque percorsi diversificati per effettuare gli spostamenti.

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Coronavirus, i numeri del 14 aprile (Corriere della Sera, 15 aprile 2020)

Poi c’è la questione dei test e del database:

In attesa di un vaccino sarà fondamentale la mappatura della popolazione. E quindi rivestono una particolare importanza tutti quei test che possono accelerare l’individuazione di un positivo, in particolare i test sierologici, la cui precisione deve essere ancora confermata dal Comitato tecnico-scientifico. L’ipotesi più probabile, poi, è che venga creato una sorta di archivio telematico che possa sostituire l’autocertificazione. Una specie di database personale, dove potersi registrate, inserendo i propri dati e la propria situazione sanitaria. Anche se si è stati già sottoposti a tampone o al test sierologico. E questo verrà attuato in base alle fasce d’età, in modo da proteggere chi è maggiormente esposto.

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