Emilia-Romagna e Calabria: sistemi elettorali a confronto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-23

Domenica 26 gennaio si vota in Emilia-Romagna e Calabria: due regioni italiane con due sistemi elettorali diversi, a partire dalla possibilità di voto disgiunto, che c’è nella regione dove si sfidano Bonaccini e Borgonzoni ma non c’è in quella in cui si incontrano Santelli e Callipo. Il Mattino oggi riepiloga le peculiarità dei due sistemi …

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Domenica 26 gennaio si vota in Emilia-Romagna e Calabria: due regioni italiane con due sistemi elettorali diversi, a partire dalla possibilità di voto disgiunto, che c’è nella regione dove si sfidano Bonaccini e Borgonzoni ma non c’è in quella in cui si incontrano Santelli e Callipo. Il Mattino oggi riepiloga le peculiarità dei due sistemi a confronto:

Nel concreto, l’elettore dei Cinquestelle sa sia in Calabria sia in Emilia Romagna che il proprio candidato presidente non ha possibilità di vincere e perciò potrebbe essere tentato dal votare il simbolo M5S ed eleggere, anche con le preferenze, i propri candidati e però nello stesso tempo grazie al voto disgiunto scegliere il presidente più gradito (o meno sgradito, il che è lo stesso) tra Centrosinistra e Centrodestra. Questa opzione è esplicitamente prevista nel sistema elettorale dell’Emilia Romagna mentre è vietata in Calabria. Nel caso di scheda con voto disgiunto, in Calabria viene considerata valida solo la scelta del presidente.

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Calabria ed Emilia-Romagna: sistemi elettorali a confronto (Il Mattino, 23 gennaio 2020)

Un’altra differenza significativa nei due sistemi elettorali c’è sulle soglie di sbarramento, utili in democrazia perevitare l’eccessiva frammentazione ma pericolose se lo sbarramento è troppo alto:

La Calabria prevede una soglia del 4% per ciascuna lista, anche se fa parte di una coalizione. L’Emilia Romagna invece è molto meno severa perché lo sbarramento ufficiale è del 3% ma non si applica per le liste e i listini che si presentano insieme. Quindi delle quindici liste ai nastri di partenza in Calabria probabilmente solo sette o otto entreranno con i propri rappresentanti in Consiglio regionale. In Emilia Romagna, dove le liste in campo sono diciassette, ben quattordici potrebbero eleggere almeno un consigliere.

Infine c’è la parità di genere. In Emilia-Romagna c’è l’alternanza uomo-donna nelle candidature e la doppia preferenza, che è possibile esprimere solo se si vota un candidato maschio e una femmina, altrimenti la scheda viene annullata. In Calabria non c’è la doppia preferenza ma soprattutto basta una sola donna in lista per garantire «la parità d’accesso». Una regola incredibile per la sua perfidia, il cui effetto è ben evidente nel Consiglio regionale uscente, quello eletto a fine 2014 e ancora in carica: trenta maschi su trentuno seggi. Con le donne a quota uno.

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