Elisabetta Casellati e il vitalizio da 200mila euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-06

La sentenza dei giudici interni che hanno ribaltato il Regolamento per pagarle gli arretrati

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Il Fatto Quotidiano oggi racconta una storia che riguarda la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il vitalizio che riceve anche per i tre anni e spicci in cui è stata membro laico del Consiglio superiore della magistratura nonostante il divieto di cumulo tra la pensione da senatrice e lo stipendio che gli ha versato ogni mese il Csm dove era stata eletta in quota Forza Italia nel 2014 e dove ha seduto fino alle sue dimissioni anticipate decise per potersi ricandidare alle politiche nel 2018. Il tutto è arrivato dopo una sentenza del Consiglio di Garanzia del Senato firmata dopo la sua elezione a Palazzo Madama:

.Alberti Casellati nel 2014 viene eletta dal Parlamento come membro delCsm e lascia per incompatibilità con la nuova carica la sua poltrona da senatrice. Il Csm le paga lo stipendio, che è pari a circa 16 mila euro netti al mese più una ricca buonuscita che spetta a ciascun consigliere, un bonus finale tra i 70 e i 100 mila euro. Ma la ex senatrice pretende di godere, nonostante il nuovo incarico, anche del vitalizio maturato per i suoi anni a Palazzo Madama dal suo debutto in politica con Berlusconi nel 1994 ad oggi, salvo la legislatura 1996-2001.

L’amministrazione di Palazzo Madama, però, non paga e lei incarica un avvocato amministrativo di grido, Luisa Torchia, di presentare ricorso alla Commissione contenziosa, organo di primo grado della giustizia interna (autodichia) del Senato con il quale impugna la decisione dell’allora presidente Pietro Grasso, che le aveva riconosciuto il trattamento pensionistico, ma ne aveva sospeso l’erogazione.

incarico casellati
Fotomontaggio da: Socialisti Gaudenti

POI LO SCENARIO cambia: a marzo 2018 l’agguerrita ricorrente diventa presidente a Palazzo Madama mentre in tema di vitalizi accadono cose importanti.

Il 5 settembre 2018 infatti, ecco l’agognato verdetto del Collegio di garanzia. E che verdetto: pieno accoglimento delle richieste della Casellati grazie a una sentenza che dichiara illegittimo l’articolo 6 del Regolamento. La motivazione? I senatori che approdano al Csm non si devono considerare collegati alla politica nonostante vengano eletti in quel ruolo in base a accordi tra partiti.

Sentite qui cosa scrive il Collegio di Garanzia: “La difformità dell’articolo 6 rispetto ai principi generali di ragionevolezza e logicità scaturisce da una disciplina che accomuna in modo analogo fattispecie eterogenee, riconnettendo la sospensione dell’erogazione della pensione spettante ad un senatore sia nel caso in cui questi assuma un mandato espressione della volontà popolare sia nel caso diverso quale è quello in cui si trova la ricorrente —in cui il Senatore ricopra una carica di altra natura”.

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