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Due italiani su tre non vogliono Gentiloni
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2016-12-18
I risultati del sondaggio di Pagnoncelli per il Corriere della Sera: esecutivo uguale al precedente, meglio nuove elezioni
Il governo Gentiloni non parte con il vento in poppa. Nei sondaggi di Nando Pagnoncelli pubblicati oggi dal Corriere della Sera si evince che l’esecutivo che ha preso il posto di Renzi rende “insoddisfatto” il 65% degli italiani, è sostanzialmente uguale a quello del suo predecessore, il quale, per la maggioranza degli italiani, è un leader bocciato che dovrebbe lasciare definitivamente la politica. Gli italiani vorrebbero andare a votare il prima possibile, subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum prevista a gennaio.
Spiega il direttore di IPSOS:
Riguardo alle prospettive future di Renzi, il 45% ritiene che essendo stato bocciato dal voto referendario dovrebbe lasciare definitivamente la politica, il 23% è convinto che, per tornare ai vertici, dovrebbe rimanere per un po’ defilato. Per il 21%, in fine, rappresenta la guida migliore per il Pd alle prossime elezioni. Quest’ultima, risulta l’opinione prevalente tra gli elettori del Pd mentre tra quelli dell’opposizione non accenna a diminuire l’ostilità nei suo confronti e si reclama una sua uscita di scena definitiva. Sono gli effetti della personalizzazione e della disintermediazione che mostrano di essere armi a doppio taglio. Il percorso del nuovo governo appare impervio innanzitutto perché, per spirito di coerenza, non vuole e non può scrollarsi di dosso l’eredità del precedente, limitando implicitamente la possibilità di allargare il proprio consenso. D’altra parte, una diversa maggioranza non è risultata praticabile e il presidente Gentiloni lo ha definito «governo di responsabilità».
In secondo luogo perché il clima si mantiene alquanto critico, nell’opinione pubblica come in una parte della classe politica. Basti pensare, ad esempio, alle reazioni accese suscitate dalla scelta dei ministri e del neo sottosegretario alla presidenza Boschi o allo sgarbo istituzionale nei confronti del presidente incaricato da parte della Lega e del M5S che si sono rifiutati di incontrarlo per le consultazioni di rito. Ebbene, in questo clima nessuno fa sconti e si reclamano nuove elezioni, come una sorta di momento liberatorio, non si sa con quale legge elettorale e con quale possibile esito. E con ogni probabilità sarà proprio la legge elettorale il banco di prova principale del nuovo esecutivo che, indipendentemente dalla sua durata, dovrà sapersi distinguere dal precedente per capacità di dialogo e di mediazione. Per aumentare il proprio consenso sarà infatti determinante uno stile che favorisca il rasserenamento del clima. Ed altrettanto importante sarà la scelta delle priorità d’azione, tenuto conto dei ceti in difficoltà, del diffuso disagio sociale e delle diseguaglianze crescenti. Sono questi infatti i messaggi principali emersi dalle consultazioni elettorali e referendarie di quest’anno: più capacità d’ascolto e più attenzione agli ultimi. Sembrano lontani i tempi in cui, solo un paio d’anni fa, i cittadini reclamavano a gran voce più decisionismo, meno concertazione e più riforme.