Davvero dare del “fascista” a Salvini è reato?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-29

Due attiviste del centro sociale Asktasuna sono state denunciate per “oltraggio a corpo politico” perché durante il comizio elettorale di Salvini a Torino gli avevano urlato “sei un fascista”. Lui dal palco aveva mandato “bacioni e pane e nutella” ma intanto le due ragazze sono state identificate e denunciate

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«Politicamente scorretto ma ne valeva la pena», così Salvini commentava sul sito dei Giovani Padani la condanna a 30 giorni per oltraggio a pubblico ufficiale in seguito ad un lancio di uova a Massimo D’Alema che colpì anche alcuni agenti (all’epoca non indossava ancora le felpe della Polizia). Vent’anni dopo Salvini è ministro dell’Interno e sulla questione del politicamente scorretto ha cambiato radicalmente idea.

La denuncia per “oltraggio a corpo politico”

L’ultimo esempio è quello accaduto sabato sera. Salvini era a Torino per uno dei suoi soliti comizi. Era lì – immaginiamo – nelle vesti di Segretario della Lega, leader di un movimento politico, e non in quelle di ministro dell’Interno. Al solito come sempre accade durane i comizi di Salvini c’è qualcuno che lo contesta. Generalmente il leader della Lega si limita a metterli alla gogna su Facebook. L’ultima volta però le cose non sono andate benissimo e dai social salviniani erano stati rimossi i post sulla ragazza che aveva esposto il cartello “Meglio buonista e puttana che fascista e salviniana”. La ragione era semplice: il ministro rischiava una causa da parte dell’autore (e detentore dei diritti) della fotografia.

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In questo caso due ragazze, attiviste del centro sociale Askatasusa, che nel corso di un comizio in piazza Carlo Alberto hanno urlato “sei un fascista” a Salvini. Le due donne sono state denunciate per oltraggio a corpo politico. Durante il comizio il leader leghista si era rivolto ai contestatori con un classico «un bacione e pane e Nutella» lamentandosi che nel 2019 c’è gente che ancora vede fascisti dove non ci sono fascisti e razzisti dove non ci sono razzisti.

Quando Paolo Ferrero scrisse che Salvini era “un nazista”

Al momento tutto quello che si sa è che le due donne, prontamente identificate dalla Digos, saranno denunciate. Ma il provvedimento non è ancora stato consegnato in procura. È presto quindi per parlare di censura del dissenso e della libertà di critica. Si possono invece ricordare alcuni dati. Il primo è che già una volta Salvini provò a querelare qualcuno che gli dava del nazista, ma le cose non finirono come sperava. La Cassazione infatti nel 2016 ha assolto il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero che su Facebook aveva scritto «Salvini non è uno sciacallo ma un nazista»

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L’annuncio della querela venne dato in grande stile su Facebook con tanto di card messe in circolazione dal social megafono Luca Morisi. Questa volta invece Salvini se ne sta zitto. Finì però che Ferrero venne assolto (la sentenza la potete trovare qui) perché il fatto non costituisce reato, una sentenza importante spiegò Ferrero perché «riconosce la piena legittimità di denunciare come Salvini sia un nazista in quanto usa argomenti simili a quelli dei nazisti che all’inizio degli anni ’30 hanno basato i loro consensi sulla costruzione della guerra tra i poveri e dei capri espiatori».

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Naturalmente ci sono anche delle differenze: nel 2015 Salvini non era Ministro dell’Interno e la critica di Ferrero era decisamente più argomentata di quella delle attiviste dell’Askatasuna. Un altro elemento interessante è che Salvini quest’estate dovrebbe andare a processo per vilipendio dell’organo giudiziario (art. 290 del codice penale) in seguito ad alcune frasi pronunciate dal segretario della Lega Nord nel febbraio 2016: «Qualcuno usa gli stronzi che mal amministrano la giustizia. Se so che qualcuno, nella Lega, sbaglia sono il primo a prenderlo a calci nel c… e a sbatterlo fuori – aveva detto Salvini -. Ma Edoardo Rixi è un fratello e lo difenderò fino all’ultimo da quella schifezza che è la magistratura italiana che è un cancro da estirpare. Si preoccupi piuttosto della mafia e della camorra, che sono arrivate fino al Nord». C’è poi un’altra questione che potrebbe (e dovrebbe) imbarazzare Salvini qualora le due attiviste dovessero andare a processo. È il caso Diciotti, o meglio il modo in cui Salvini prima ha dichiarato di volersi fare processare (appuntandosi la notifica della Procura come «una medaglia») e poi ha chiesto di non essere mandato a giudizio facendosi salvare dai 5 Stelle. A breve la questione potrebbe ripetersi, perché c’è chi in Sicilia indaga sull’ipotesi di sequestro di persona riguardo al caso della Sea Watch 3. Chissà, magari le due attiviste andranno a processo, e per altre ragioni ci finirà pure Salvini.

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