Cosa succede sui diritti tv del calcio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-11

Il mancato accordo mette a rischio il 60% degli introiti delle società di calcio italiane. E rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema. Una soluzione ci sarebbe. Ma come sempre non se ne farà nulla

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Ieri la gara per assegnare i diritti televisivi della Serie A per il triennio 2018-2021 è finita in un flop. La Lega Serie A insieme all’advisor Infront ha organizzato la gara per l’assegnazione dei diritti tv dei campionati 2018-21: l’obiettivo era di realizzare almeno 1,2 miliardi dalla vendita dei diritti in Italia. Mediaset, che aveva già presentato ricorso all’Antitrust contro il bando, ha deciso di non partecipare in segno di protesta. Sky ha offerto quasi mezzo miliardo per l’esclusiva sul satellite, per le licenze web si è presentato solo il gruppo Perform ma le cifre non hanno raggiunto il prezzo minimo di un miliardo deciso dalla Lega di serie A.

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Diritti tv calcio: le offerte (Corriere della Sera, 11 giugno 2017)

I soldi dei diritti tv sono la principale fonte di sostentamento della Serie A. Nel triennio 2015-2018, vennero venduti a quasi un miliardo di euro all’anno, cifra che è stata ripartita in quote diverse tra i club. I diritti tv costituiscono in media il 60% delle fonti di sostentamento dei club di calcio. Questa è una delle debolezze storiche del calcio del Belpaese rispetto agli altri campionati europei, perché la scarsità delle altre fonti di sostentamento rende i club completamente dipendenti dalla vendita dei diritti tv. Ed è anche fonte di paradossi: la Juventus, finalista di Champions League, incassa meno del Sunderland, ultimo in Inghilterra.
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Diritti tv calcio: il confronto con l’Europa (Corriere della Sera, 11 giugno 2017)

Mediaset non ha partecipato alla gara perché nel suo esposto (respinto) all’Antitrust aveva accusato la Lega di favorire Sky: il pacchetto D, a detta di Cologno Monzese, violava le regole della concorrenza costringendo gli utenti ad aderire a un’unica proposta commerciale. Qui, spiega Marco Mensurati su Repubblica, si è prodotto il patatrac:

Al notaio della Lega, erano dunque pervenute solntanto tre buste. Una da parte della neo costituita Italian Way srl (dentro non vi era un’offerta vera e propria ma un’altra contestazione del bando); un’altra da parte della società internazionale Perform, che offriva appena 50 milioni, un quarto del minimo richiesto, per aggiudicarsi i due pacchetti di Internet (C1 e C2); e una terza da parte di Sky, che aveva offerto 230 milioni per il pacchetto A e 210 per il D.
A guardare bene, quest’ultima offerta è stata la notizia peggiore del giorno, per il calcio italiano. Perché offrendo praticamente la metà del prezzo base per il pacchetto D, Sky non si è limitata a dichiararsi indisponibile a comprarlo, ma ha anche fatto lo “sgarbo” di offrire al mercato internazionale quella che secondo l’azienda è la sua valutazione della Serie A (non in esclusiva): cioè 494 milioni di euro.

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Diritti tv calcio: le offerte (Corriere della Sera, 11 giugno 2017)

E adesso? La Lega ripeterà la gara in novembre, quando probabilmente la definizione del dossier Telecom-Mediaset-Vivendi potrà dare la possibilità a un altro competitor di sedersi al tavolo. Intanto i presidenti di Serie A sono tornati ad agitare lo spauracchio del canale tv della Lega che potrebbe acquistare i diritti dalle società e rivenderli direttamente agli utenti, “scavalcando” le offerte (e i guadagni) delle tv. Un’idea che potrebbe avere molti ostacoli dal punto di vista concorrenziale ma metterebbe con le spalle al muro le televisioni. Per questo molto probabilmente non se ne farà nulla. E a novembre si ripeterà l’asta.

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