Gli otto consulenti “di sostegno” di Di Maio al ministero (che spende più che con Alfano)

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-11-24

Aldo Grasso oggi in prima pagina sul Corriere della Sera punta il dito su Luigi Di Maio e sui troppi consulenti al ministero degli Esteri, che fanno spendere oggi più dell’epoca in cui “regnava” Angelino Alfano: Gli insegnanti di storia, di geografia e forse d’italiano costano. Ne sa qualcosa il Ministero degli Esteri che, immaginiamo …

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Aldo Grasso oggi in prima pagina sul Corriere della Sera punta il dito su Luigi Di Maio e sui troppi consulenti al ministero degli Esteri, che fanno spendere oggi più dell’epoca in cui “regnava” Angelino Alfano:

Gli insegnanti di storia, di geografia e forse d’italiano costano. Ne sa qualcosa il Ministero degli Esteri che, immaginiamo suo malgrado, ha dovuto mettere sotto contratto otto consulenti di sostegno al ministro Luigi Di Maio. Soldi pubblici ovviamente, nello stile della tanto deprecata Kasta. Per le sue consulenze, Di Maio sta spendendo molto di più di Angelino Alfano,quando era agli Esteri, e tre volte di più del precedente ministro Enzo Moavero Milanesi.

Non si era mai visto alla Farnesina un tale dispiegamento di collaboratori per agevolare il lavoro del ministro: tutto un mulinare di comunicazioni, relazioni, stampa, media, come se i funzionari di uno dei più prestigiosi ministeri non fossero all’altezza delle esigenze scolastiche del capo politico dei grillini.

Di cosa parla Grasso? Parla degli otto stipendi d’oro degli “amici” di Di Maio di cui ha parlato qualche giorno fa Il Giornale: si tratta di otto persone equiparate a dirigenti e funzionari, fatti assumere agli Esteri a partire dal 6 settembre scorso con scadenza fissata al «termine del mandato governativo». Ovvero la caposegreteria e segretaria particolare del ministro Cristina Belotti (quella del caso dei rimborsi spese del M5S a Strasburgo), Augusto Rubei (dipinto dal Corriere come lo strategist della “strategia di sinistra” che doveva portare il M5S a vincere le europee – e sappiamo tutti com’è andata), Carmine America, Daniele Caporale, Pietro Dettori (ex Casaleggio e un tempo responsabile del blog di Beppe Grillo), Sara Mangieri, Giuseppe Marici e Alessio Festa. Gli stipendi sono indicati nell’infografica.

Finché Di Maio resta ministro, restano lì pure loro. Non è solo la quantità di fedelissimi imposti da Di Maio ma anche l’entità dei loro compensi a creare fastidio alla Farnesina, dove una gola profonda ci racconta che «all’ufficio del personale sono inorriditi, dicono di non avere mai visto prima degli stipendi così alti, forse l’ultimo che aveva fatto qualcosa del genere era stato De Michelis (ministro Psi, ndr) ma erano altri tempi e comunque non queste cifre».

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Gli stipendi d’oro degli amici di Di Maio (Il Giornale, 14 novembre 2019)

Poi ci sono quelli che lavoravano con Di Maio allo Sviluppo Economico. Tipo la sua ex portavoce Cristina Belotti, che dal 2013 in poi ha lavorato a vario titolo per la Casaleggio Associati e per il M5s, adesso fa la «Capo segreteria e Segretario particolare del ministro», per un compenso annuo di 120mila euro. Quindi Carmine America, ex compagno di Di Maio ai tempi del liceo Imbriani di Pomigliano d’Arco, già con lui al Mise. America è stato chiamato come «Esperto questioni internazionali sicurezza e difesa», 80mila euro.

Alcuni di loro prendono più di qualche dirigente di ruolo, tutti prendono più dei collaboratori di viceministri e sottosegretari, «limitati a 50mila euro per dare più budget ai suoi» dicono alla Farnesina.

Leggi anche: Il Giornale e gli stipendi d’oro degli otto “amici” di Di Maio

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