Politica

Il Di Maio isolato e l’ombra di Di Battista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-28

Il bisministro e vicepremier soffoca i suoi colleghi e fa arrabbiare gli alleati. Mentre un problema si staglia all’orizzonte…

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Matteo Pucciarelli su Repubblica oggi racconta in un interessante retroscena quale sia il clima all’interno del governo in riferimento alla figura di Luigi Di Maio, bisministro e vicepremier oggi sempre pronto a dire che in cielo c’è il sole anche quando piove. Per una strategia ben precisa, secondo un membro del governo che vuole mantenere l’anonimato:

«Questa necessità di farci dire che siamo uniti dimostra l’esatto contrario, è un segno di debolezza. Specialmente i ministri del M5S sono profondamente turbati dalla leadership di Luigi Di Maio», dice un membro del governo. Già, il vicepremier, cui vengono rimproverate diverse cose: non comunicare abbastanza con i suoi; una certa tendenza accentratrice; non avere più una linea precisa da quando l’accordo con la Lega è stato siglato e quindi tenere tutti i compagni di partito e di governo nel limbo («Matteo Salvini ha poche idee ma chiarissime, per questo i suoi gli vanno dietro tranquilli: invece Luigi è attaccato ai sondaggi, ormai parla in base a quelli. E sbaglia», continua la gola profonda).

m5s tap dimissioni 2

Secondo il retroscena Di Maio sta mettendo in difficoltà anche i suoi ministri, tra cui Toninelli: le voci su un rimpasto provengono proprio da lui.

Esempi pratici: sul condono di Ischia inserito nel “decreto Genova”, il leader ha messo in imbarazzo il ministro Sergio Costa, contrario al provvedimento; sul sì alla Tap, è avvenuta la stessa cosa ma con la ministra Barbara Lezzi, che ora si ritrova accusata di tradimento da mezza Puglia, la sua regione; oppure le indiscrezioni su un ipotetico rimpasto futuro con il possibile addio di Danilo Toninelli («Mica è così scemo il ministro, lo sa che certe cose escono solo da Rocco…», ovvero Casalino, quindi Di Maio).

danilo toninelli luca bizzarri stazioni rosticcerie - 6

In questa situazione non certo idilliaca si staglia prepotente la figura di Alessandro Di Battista, che è di ritorno dal Guatemala:

Il più movimentista del Movimento presto tornerà in Italia. Per fare cosa? Si racconta che la questione stia turbando il sonno del vicepremier. Quando quest’ultimo decise di concedersi la pausa sudamericana, l’amico oggi vicepremier non la prese benissimo, quasi fosse una sorta di diserzione davanti alla quale non poter neanche obiettare nulla formalmente, vista la natura e il peso di “Dibba”. Oggi un sondaggio di Gpf-Inspiring Research rileva come Di Maio e l’ex deputato siano in testa a pari merito come possibili futuri capo dei 5 Stelle.

Un “Dibba” svincolato da mandati elettorali, con una certa libertà di manovra e di parola, potrebbe “bombardare” il quartier generale aumentando il proprio consenso. Allora – è il ragionamento successivo – meglio coinvolgerlo, sì ma come? Per uno come lui occorrerebbe un ruolo di primo piano. Dargli la guida del partito? Affidargli il ruolo di capolista nella battaglia europea del 2019? Tutte questioni da affrontare presto con lo stesso Di Battista. Anche se la domanda principale è un’altra: che ripercussioni avrà negli equilibri con Salvini il ritorno in scena del terzo incomodo?

Leggi sull’argomento: TAP: nessuna penale e il M5S lo sapeva

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