Alessandro Di Battista vi spiega la sconfitta del M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-16

Dopo le “analisi” di Grillo, Alessandro Di Battista verga una paginata sul Fatto Quotidiano per un’analisi della sconfitta – quella del M5S alle Europee – che somiglia tantissimo a quello a cui chiedono un suo difetto e risponde: “Sono troppo buono”. Con una capacità analitica che ne fa un vero stratega geopolitico, Dibba dice che …

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Dopo le “analisi” di Grillo, Alessandro Di Battista verga una paginata sul Fatto Quotidiano per un’analisi della sconfitta – quella del M5S alle Europee – che somiglia tantissimo a quello a cui chiedono un suo difetto e risponde: “Sono troppo buono”. Con una capacità analitica che ne fa un vero stratega geopolitico, Dibba dice che il M5S deve fare l’opposizione (a sé stesso?) anche dalla posizione di governo:

LE STRATEGIE lasciamole ai politicanti, se entriamo nel loro campo ci fanno a pezzi. In fondo, per decenni, non hanno fatto altro che fare strategie per guadagnare poltrone e privilegi. Quando li abbiamo costretti a entrare nel nostro di campo, quello delle proposte di buon senso, quello della sobrietà, della passione politica, quello dell’attivismo, della politica come missione, li abbiamo fatti a pezzi noi. Mostri sacri della politica sono stati sbattuti fuori dalle Istituzioni grazie alla nostra intransigenza e al nostro sincero desiderio di cambiare. Siamo sempre stati impertinenti e sfrontati di fronte al potere. Abbiamo il dovere di esserlo anche se al potere ci siamo noi. In fondo non abbiamo davvero nulla da perdere. Non i ruoli, non le poltrone, non la carriera. Ripeto, sono gli altri i politici di professione, non noi.

alessandro di battista

E conclude con un simpatico aneddoto in cui rivela di non ricordarsi di nessuno di quelli che conosce:

A volte mi capita di essere fermato da persone che mi chiedono: “Ciao Alessandro, ti ricordi di me?”. Io generalmente non mi ricordo mai. Non è mancanza di rispetto, è solo che negli ultimi anni di persone, soprattutto durante i comizi in piazza, ne ho incontrate a migliaia. Ebbene, quando succede l’istinto di dire “Certo che mi ricordo, come va?” è forte. È la via semplice, quella “politicamente corretta”, quella democristiana. (…) Io dico la verità. Rispondo con un sonoro: “No,non mi ricordo”. Qualcuno magari potrà darmi del maleducato ma nessuno potrà mai pensare che sia alla ricerca incondizionata della sua approvazione. E forse, quando non cerchi il consenso, è la volta buona che lo ottieni davvero.

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