L’asse Di Maio-Di Battista per far cadere Conte e andare al voto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-20

L’attacco a freddo del M5S a Conte sul MES potrebbe far parte di un piano preordinato per andare presto alle elezioni, cosa che confermerebbe un ruolo politico sia per Di Maio che per Di Battista

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C’è un asse tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista per far cadere il governo Conte e andare al voto? L’ipotesi che racconta oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica parte da un lungo messaggio del Capo Politico nella chat dei big 5 stelle, che riportava tutti i dubbi sull’azione di governo, i cambiamenti del Movimento, l’ipotesi di non candidarsi alle regionali.

Talmente lungo, che per leggerlo ci sarebbero voluti più dei tre secondi dopo i quali Alessandro Di Battista scrive: «Sono completamente d’accordo con Luigi». Facendo scattare un’allerta da mare in tempesta nell’ala governista del M5S. La più fedele a Giuseppe Conte. Quella che nelle ultime ore continua a farsi la stessa domanda: «A che gioco sta giocando un ministro degli Esteri che invece di andare al G20 in Giappone fa campagna elettorale anticipata sui territori?».

L’attacco, del tutto a freddo, sul fondo salva-Stati, trapelato dalla riunione alla Farnesina di lunedì sera e confermato ieri dalla nota dei parlamentari M5S della commissione Finanze della Camera è — per chi tiene alla vita del governo — la conferma di un sospetto: che Di Maio, incapace di convivere con il Pd, ammaliato dalle sirene sovraniste che sente forti nel Paese, non aspetti altro che la caduta dell’esecutivo. Magari a marzo. Magari dopo una sconfitta del centrosinistra in Emilia-Romagna, causata anche dal no a una corsa comune con il Pd.

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Come funziona il Meccanismo Europeo di Stabilità e le ipotesi di riforma (Il Messaggero, 20 novembre 2019)

Ieri i deputati M5S della Commissione Finanze si sono allineati alla Lega sul Meccanismo Europeo di Stabilità e sul presunto rischio di approvazione senza discussione del Parlamento, già smentito il giorno prima da Palazzo Chigi. Repubblica dice che il tutto potrebbe far parte di un piano preordinato per andare presto alle elezioni, cosa che confermerebbe un ruolo politico sia per Di Maio che per Di Battista:

Chi ha notato l’impossibile tempismo di Di Battista dopo lo sfogo via chat di Di Maio spiega: «Si erano già parlati. Hanno ricominciato da un po’. E stanno agendo di concerto». Come, è presto detto. Di Maio non ha sconfessato pubblicamente l’eresia di Barbara Lezzi sullo scudo penale per l’ex-Ilva. Ha riavvicinato la presidente della Commissione Finanze di Montecitorio Carla Ruocco, che non a caso ha dato il via libera all’attacco di ieri sul fondo salva-stati. Si confronta con il senatore Gianluigi Paragone, che pure non ha votato la fiducia al governo e potrebbe fare lo stesso sulla manovra economica. Sta tentando di riportare a casa l’europarlamentare Ignazio Corrao, suo ex fedelissimo. Il timore dei governisti è che il suo tentativo sia proprio quello di far crollare tutto. Forte dell’asse ritrovato con Di Battista, con cui si lancerebbe nell’ennesima campagna elettorale anti-sistema.

E del suo ruolo di capo politico, che non scade con la fine del mandato, come accadrebbe invece per tutti gli altri: il presidente della Camera Roberto Fico, i ministri Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, i senatori Nicola Morra e Paola Taverna, per le regole interne — che a questo punto il leader non ha intenzione di cambiare — non potrebbero presentarsi per la terza volta. Di Maio potrebbe invece correre da candidato premier e aspirare a posti di governo con qualsiasi maggioranza, se il suo piano su un M5S “ago della bilancia” funzionasse. Di Battista tornerebbe in Parlamento. Chi invece nelle ultime settimane ha sconfessato il capo, spingendolo a mosse che non vorrebbe fare (compresa quella di non candidarsi contro il Pd in Emilia-Romagna e Calabria) sarebbe fuori dai giochi.

Leggi anche: MES: il Meccanismo europeo di Stabilità, il fondo Salva-Stati e l’«enorme rischio» dell’approvazione

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