Il «pericolo» dell'ideologia Gender in Parlamento

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-06-25

Grazie alla montatura mediatica operata dai fanatici del Family Pride ora non si potrà più parlare di “genere” senza che qualche genio tiri fuori la teoria del Gender. Ma la legge contro la violenza di genere è quella contro il femminicidio

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Ieri in aula (e oggi sui giornali) continua la battaglia per etichettare come a favore della fantomatica teoria del gender qualsiasi provvedimento di legge che contenga al suo interno la parola “genere”. I nostri parlamentari infatti non sono certo immuni alle bufale spacciate dai teorici del complotto contro la famiglia naturale che ritengono che le lobby omosessuali vogliano inculcare questa benedetta ideologia del gender nelle menti dei nostri figli. Quando nella realtà dei fatti l’unica cosa che i provvedimenti contro la discriminazione di genere vogliono fare è promuovere la cultura dell’uguaglianza.
 


 
IL PERICOLO DELL’IDEOLOGIA DEL GENDER IN PARLAMENTO
Libero oggi riferisce le preoccupazioni di alcuni pii senatori di NCD e Forza Italia, che temono che all’interno del maxi emendamento ci sia un articolo che introdurrà “il gender” nelle scuole:

Nelle ultime ore è saltato fuori che nel testo del maxi emendamento – secondo i senatori di Ncd e Forza Italia – ci sarebbe «una norma ambigua sulle attività educative che potrebbe consentire la diffusione nelle scuole della teoria sul gender. Pertanto abbiamo chiesto un incontro urgente ai ministri Giannini e Boschi», scandiscono Ncd e F, «che si svolgerà domani (questa,ndr) mattina prima dei lavori d’Aula».

L’articolo 16 del DDL sulla “buona scuola” recita:

Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14
agosto 2013, n. 93.

Il decreto-legge 14/2013 n. 93 è quello recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonche’ in tema di protezione civile e di commissariamento delle province. In sostanza si tratta del cosiddetto decreto legge contro il femminicidio. L’articolo 5, comma 2, del testo citato nell’emendamento de DDL sulla Buona Scuola prevede la creazione di un Piano articolato in otto punti per contrastare la violenza contro le donne e la discriminazione di genere:

a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l’informazione e la sensibilizzazione della collettivita’,
rafforzando la consapevolezza degli uomini e ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne;
b) promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici
delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti
delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo;
c) potenziare le forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso il rafforzamento della
rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;
d) garantire la formazione di tutte le professionalita’ che entrano in contatto con la violenza di genere e lo stalking;
e) accrescere la protezione delle vittime attraverso un rafforzamento della collaborazione tra tutte le istituzioni
coinvolte;
f) prevedere una raccolta strutturata dei dati del fenomeno, anche attraverso il coordinamento delle banche dati gia’ esistenti;
g) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle competenze delle Amministrazioni impegnate nella prevenzione,
nel contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking;
h) definire un sistema strutturato di governance tra tutti i livelli di governo, che si basi anche sulle diverse esperienze e
sulle buone pratiche gia’ realizzate nelle reti locali e sul territorio.

Insomma niente a che vedere con la fantomatica ideologia del Gender (che non esiste). I senatori che si oppongono a questa forma di insegnamento sostanzialmente stanno dalla parte di chi fa violenza sulle donne. Ancora una volta coloro che si allineano alle posizioni di coloro che sono scesi in piazza per il Family Day dimostrano di non possedere le basilari nozioni di comprensione del testo. E del resto lo ha spiegato il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini rispondendo alle domande (qui il video della Seduta di ieri) della deputata Celeste Costantino di SEL durante il question-time alla Camera:

Siamo impegnati nella prevenzione e nel contrasto di ogni tipo violenza e discriminazione, ma non è prevista l’introduzione della cosiddetta teoria di gender in ambito scolastico, perché ha un contesto culturale diverso e che non ha nulla a che fare con le linee di governo.

Certo se la Giannini avesse chiarito in Aula una volta per tutta che la teoria di gender non esiste forse avrebbe finalmente sterilizzato il dibattito, ma così non è stato.

Le domande esistenziali di Piero Ostellino (fonte: Il Giornale)
Le domande esistenziali di Piero Ostellino (fonte: Il Giornale)

I DUBBI DI OSTELLINO SUL GIORNALE
Sul Giornale di oggi un Piero Ostellino “appiattito” sulle posizioni di Mario Adinolfi si chiede come mai chi lotta per i diritti degli omosessuali è considerato (a ragione) un progressista mentre chi è sceso in piazza per il Family Pride no.

Non capisco,perciò,perché i gay che (giustamente) manifestano per i propri diritti civili siano un fenomeno progressista e il Family day – per dirla con il sottosegretario Scalfarotto troppo ruffiano verso la vulgata gender-una «manifestazione inaccettabile».

La risposta è molto semplice, chi è sceso in piazza sabato lo ha fatto contro l’estensione dei propri diritti ad altri e ci vuole davvero molta fantasia per rendersi conto che lottare contro i diritti di altri non è un’azione politica particolarmente progressista. A meno di non considerare progressisti gli incappucciati del KKK che “lottavano” contro l’abrogazione della segregazione razziale. Nessuno poi ha impedito agli integralisti del Family Pride di fare la loro bella manifestazione, al contrario di quello che vorrebbero fare le “camicie bianche” di Forza Nuova nei confronti del Gay Pride. Ostellino è uno di quelli che dicono che non sono omofobi “ma”: ma non sopportano l’orgoglio omosessuale (perché loro mica vanno in giro a dire di essere orgogliosi di essere eterosessuali), ma è infastidito dal fatto che in certi ambienti ci sia ostilità (?) nei confronti dell’eterosessualità. È evidente che Ostellino non è in grado di capire cosa significhi fare parte di una minoranza discriminata (in questo caso quella degli omosessuali) e come la rivendicazione orgogliosa della propria identità (in questo caso sessuale) sia un modo per lottare contro le discriminazioni uscendo allo scoperto. È nel finale che Ostellino mostra tutta la sua pochezza intellettuale ricorrendo all’argomentazione “quando c’è l’amore non serve altro” per dire che lui – anche se non è omofobo – non capisce mica tutta questa smania di chiedere le unioni civili omosessuali. In fondo il matrimonio, è il suo ragionamento, mica serve a sancire che due persone si amano, e allora cosa vogliono i gay?

Ho detto che non avrei partecipato al Family day, ma aggiungo subito di trovare non meno stupidi i Gay pride e la loro richiesta di legittimazione
del matrimonio fra persone dello stesse sesso. Non sono un fanatico del matrimonio fra maschio e femmina, che considero solo un fatto attinente
al costume e alla tradizione. Mi sono sposato, persino in chiesa! – perché così aveva voluto la mia futura moglie, cattolica e moderatamente praticante – ma penso che passerò il resto dei miei giorni con lei non perché l’ho detto a un prete, ma perché mi ci trovo bene…
Punto.

la situazioni delle unioni omosessuali in Europa (via Facebook.com/The Economist)
la situazioni delle unioni omosessuali in Europa (via Facebook.com/The Economist)

Caro, romantico, Ostellino, le unioni civili omosessuali (come il matrimonio eterosessuale) non serve solo a sancire l’amore tra due persone, ma a garantire ai partner pari diritti e doveri di fronte alla legge, come ha scritto la Corte Costituzionale nel 2010

In tale nozione [del rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo citato all’articolo 2 della Costituzione] è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.

via sadanduseless.com
via sadanduseless.com

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