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Cosa insegnano Padova e Verona al PD

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-06-26

A Verona il PD ha sostenuto la fidanzata di Tosi (del quale sono note le simpatie fasciste) ed ha vinto la Lega. A Padova ha sostenuto un candidato civico e ha aperto le porte ad una coalizione civica di sinistra. E ha sconfitto la Lega. E lo “schema nazionale” di Matteo Ricci che voleva un PD alleato sia con Tosi che con Pisapia dove va a finire?

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Matteo Renzi è soddisfatto per l’esito del voto in Veneto, regione dove il PD va “meglio del previsto”. Il Centrosinistra in Veneto ha infatti conquistato Padova, città dove la Lega Nord di Massimo Bitonci sembrava avviata ad una riconferma. Ma Sergio Giordani è riuscito – con l’appoggio della lista civica di Arturo Lorenzoni – a sconfiggere l’ex sindaco ed ex capogruppo della Lega in Senato.

Il fallimento dello schema nazionale di Matteo Ricci

In Veneto però non ha dato buoni frutti lo schema nazionale proposto dal sindaco di Pesaro (e responsabile enti locali) Matteo Ricci che voleva costruire un fronte riformista che andasse da Pisapia a Flavio Tosi. A Verona infatti la fidanzata di Tosi Patrizia Bisinella, sostenuta dal Partito Democratico, ha perso. La sperimentazione voluta da Renzi, che aveva definito la senatrice eletta tra le fila della Lega e poi passata a Fare! dopo lo strappo di Tosi una candidata che rappresentava “l’alternanza credibile a Salvini”.
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Dopo dieci anni di governo “tosiano” e di opposizione il PD ha invitato a votare per la fidanzata del sindaco uscente. Una mossa che nelle intenzioni non serviva a fare muro contro la Lega ma che costituiva anche una sperimentazione di una possibile alleanza. Quella tra un partito di centrosinistra e Flavio Tosi. Un politico che nutre più di qualche simpatia verso l’estrema destra dove ha parecchi amici, tra cui il presidente di AMIA (la partecipata che si occupa della raccolta dei rifiuti) Andrea Miglioranzi, amico fidato di Tosi che lo mise in lista nel 2012. Miglioranzi, che alle amministrative è stato ricandidato nella “listaTosi”, è co-fondatore del Fronte Veneto Skinhead assieme a Piero Puschiavo anche lui sostenitore di Tosi. Perché la realtà delle cose è che Tosi si è circondato di una truppa di fascisti e nostalgici del ventennio. Ma questo forse Ricci e Renzi hanno fatto finta di non saperlo, in nome della loro sperimentazione alla ricerca di un “fronte riformista” di tal fatta.

Sergio Giordani non è del PD

A Padova le cose vanno meglio ma solo in apparenza. Perché Sergio Giordani ha ribadito subito ieri notte di non essere del Partito Democratico ma di essere un “civico” proprio come Arturo Lorenzoni che al primo turno aveva conquistato il 22%. Ed è stata l’alleanza tra Giordani e Lorenzoni a consentire al primo di diventare sindaco della città del Santo. Ma Giordani – ex presidente del Calcio Padova, titolare di una catena di negozi ed ex presidente dell’Interporto – non è un uomo del PD. Certo, è stato sostenuto dal Partito Democratico ma non ha in tasca la tessera di nessun partito. La campagna elettorale a Padova è stata caratterizzata da una presenza molto discreta del PD. Nella sede del comitato elettorale di Giordani in Piazza Frutti ci si doveva impegnare parecchio per scorgere il simbolo del PD (che non c’era). Inoltre nella sua coalizione Giordani ha imbarcato l’ex senatrice (ed ex sindaca berlusconiana di Padova) Giustina Destro e l’ex assessore “sceriffo” alla sicurezza di Bitonci Maurizio Saia. Fu Saia (ex FI) a far cadere la giunta Bitonci sei mesi fa.
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La cosa deve essere sfuggita ad Alessandra Moretti, che quando le viene fatto notare che Giordani è un candidato civico fa ironia sull’appartenenza di Bitonci alla Lega. L’euforia del momento deve aver giocato un brutto scherzo per la Moretti. O forse l’ex-candidata alla Presidenza del Veneto ignora completamente che Giordani non è un iscritto del PD?
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Il secondo caso sarebbe ovviamente più grave, visto che stiamo parlando della “sua” Regione. Ma la Moretti sembra davvero convinta del fatto che Giordani sia un esponente del suo partito. Anzi: ritiene che tutti coloro che le fanno notare che il nuovo sindaco di Padova non è del Partito Democratico stiano rosicando per la sconfitta. Secondo Massimo Bettino, segretario provinciale del PD, «gli elettori hanno suggellato quello che non stento a definire un nuovo Ulivo, con un Pd generoso e aperto alle contaminazioni». Sarà tutto da vedere, perché non risulta che nell’Ulivo ci fossero uomini di centro-destra. Nella coalizione che ha portato Giordani alla vittoria invece c’è ampio spazio alle contaminazioni. Tra le varie civiche c’è Area Civica. Una lista civica dove fanno capolino anche i tosiani ma non solo. Ci sono anche una ex assessora eletta con Bitonci, il fratello di Saia e la sorella del sottosegretario Barbara Degani (ex presidente della provincia per FI ora NCD).

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