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Cosa è andato a fare Schumacher in Francia

Armando Michel Patacchiola 11/09/2019

Alle 15.40 di lunedì 10 settembre una barella ostruita alla visuale altrui da una coperta blu scuro è entrata al primo piano dell’Ospedale Europeo Georges-Pompidou, alle porte di Parigi. Dietro al telo “omertoso” c’è Michael Schumacher

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Alle 15.40 di lunedì 10 settembre una barella ostruita alla visuale altrui da una coperta blu scuro è entrata al primo piano dell’Ospedale Europeo Georges-Pompidou, alle porte di Parigi, al 15 esimo arrondissement, lasciandosi dietro una nutrita schiera di tifosi. L’Ospedale Europeo Georges-Pompidou, il più recente e uno dei più rinomati di Parigi, è molto conosciuto per i suoi successi nei trattamenti sperimentali, soprattutto in ambito cardiovascolare. Dietro al telo “omertoso” c’è Michael Schumacher, 50 anni, un “gigante” di soli 1.74 centimetri, sette volte campione del mondo, cinque con la scuderia italiana della Ferrari. Un uomo che è stato capace di far palpitare il cuore di milioni di tifosi e ammiratori della Formula 1 e dello sport in genere. “Schumi”, come viene affettuosamente chiamato dai suoi amici e ammiratori, ha percorso i corridoi della struttura, riflettendosi sulle sue ampie vetrate per poi sparire dietro alla porta che lo separava dalle attenzioni del luminare Philippe Menasché, fronte calva e corpo minuto nascosto dietro a un camice bianco e occhiali sobri. Menasché è molto conosciuto e stimato per il successo nel trapianto di cellule embrionali staminali nei cuori malati, e negli ultimi giorni si è incontrato con Gérard Saillant, il chirurgo di fiducia dell’ex pilota tedesco.

Come sta Schumacher?

E’ il quotidiano Le Parisien, senza rivelarne però le fonti, a rivelare alcuni dettagli della degenza in due strutture del campione tedesco, sul cui stato di salute da sei anni è caduto un velo di mistero. Secondo alcune indiscrezioni Schumi avrebbe difficoltà di parola e comunicherebbe solo con gli occhi. Lo scorso luglio a Radio Montecarlo Jean Todt, presidente della Fia ed ex manager della Ferrari a lui molto legato, «Schumi continua a lottare», «è in buone mani» e con lui spesso guarda i Gran Premi di Formula 1. Sul suo stato di salute non si sa molto di più, visto anche il riserbo chiesto da sua moglie Corinna Betsch, che con lui vive nella sua casa in Svizzera. Si sa che è circondato da un’equipe medica composta da quindici persone, che lo seguono quotidianamente. In occasione dei suoi cinquant’anni, celebrati lo scorso 3 gennaio, lady Schumacher ha salutato i fan di suo marito dicendo: «Siamo lieti e vi ringrazio di cuore per festeggiare il cinquantesimo compleanno di Michael con lui e con noi». Aggiungendo «per favore, cercate di capire se, seguendo il desiderio di Michael, lasciamo un argomento sensibile come la sua salute, come sempre, nella privacy». Secondo Le Parisien sarebbe la terza volta che Schumacher è in visita all’Ospedale Europeo Georges-Pompidou ed è molto probabile che, visto anche la brevità della degenza, prevista fino a mercoledì 11 settembre, l’ex pilota del Cavallino ramante stia avendo una «perfusione di cellule staminali che vengono diffuse nell’organismo per ottenere un sistema d’azione antinfiammatoria in tutto l’organismo».

L’incidente

L’incidente, che ha portato al lungo calvario che sta vivendo Schumi è avvenuto sei anni fa. Erano le 11.07 di domenica 29 dicembre del 2013 quando Michael Schumacher ha sbattuto la testa dopo esser finito fuori pista nella pista rossa «Chamoi» sui sentieri innevati vicino a Méribel (Savoie), sulle alpi a sud est della Francia. Il casco di protezione che il pilota indossava durante la discesa sugli sci ha attutito il colpo salvandogli la vita, ma non riparandolo dal grave trauma cranico subito durante l’impatto su una roccia. All’arrivo dei primi soccorsi, l’ormai ex pilota, perdeva sangue ed era in stato di agitazione. I medici dell’ospedale di Moutiers dove è arrivato in elisoccorso lo hanno poi trasferito all’ospedale universitario di Grenoble, Isère, nel distretto che prende il nome da un metallo, il ferro, dove subisce un intervento neurochirurgico molto delicato, cui fanno seguito sei mesi di coma farmacologico indotto e una lunga riabilitazione che solo un cavallino rampante diventato leone come lui sa essere, saprà lasciarsi alle spalle, come il più tenace degli piloti avversari, staccati dalla scia del suo motore.

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