Cosa c’è dietro le parole di Grillo sullo stop a Conte

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-02-09

Il Movimento 5 Stelle è in silenzio stampa per ordine di Beppe Grillo: il Garante prova a serrare i ranghi e studia un piano d’azione condiviso per evitare che il partito – già fragile – si sbricioli del tutto

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Adesso il Movimento 5 Stelle non può più permettersi passi falsi: nessuna fuga in avanti, mosse azzardate, nessuno strappo. Il Garante Beppe Grillo predica unità lì dove – da quando si è votato per il Mattarella bis – unità proprio non ce n’è. Per evitare almeno che si palesi, però, col suo diktat ha ordinato il silenzio stampa: l’unico a parlare è stato il diretto interessato, Giuseppe Conte, “disarcionato” dalla guida del Movimento da una decisione del Tribunale civile di Napoli per un difetto di forma nella ratifica del nuovo statuto: a Otto e mezzo ha rivendicato la sua leadership politica che non può essere revocata “dalle carte bollate”, una mossa per gettare acqua sul fuoco e nient’altro, in attesa di un piano d’azione comune. È per questo che Grillo ha voluto sentirlo, insieme a Vito Crimi e altri vertici di partito. Il Garante sarà a Roma tra stasera e domani, mentre dalla sua casa di Genova è un continuo di telefonate.

Cosa c’è dietro le parole di Grillo sullo stop a Conte

“L’ho fatto per proteggervi”, è la giustificazione di Grillo secondo la ricostruzione de La Stampa. “Da oggi state zitti fino a nuovo ordine. L’idea di indire una nuova votazione con l’assemblea degli iscritti al completo per rivotare il nuovo Statuto dimostra come non abbiate capito quanto la cosa sia seria. Adesso bisogna trovare il modo di uscirne seguendo le regole”. Un modo per serrare i ranghi e far valere la propria autorità, che – secondo alcuni retroscena – qualcuno vorrebbe veder rafforzata a scapito di quella del presidente di partito in sede di ratifica del nuovo statuto. Le strade per il nuovo corso del Movimento sono ora due: la prima sarebbe quella di indire la votazione per un nuovo comitato di garanzia, tre persone da votare tra sei scelte da Grillo tra i non eletti (nessun parlamentare o consigliere, quindi). Questi avrebbero poi il compito di far eleggere un comitato direttivo, oppure di disporre nuovamente la votazione dello statuto voluto da Conte dopo settimane di braccio di ferro con Grillo. La speranza dell’ex premier è che la sua leadership venga confermata con una larga maggioranza, ma il timore dei vertici è che qualcuno – contrario alla sua strategia di provare ad andare in solitaria con la Lega sul nome di Elisabetta Belloni per il Quirinale – possa provare ad ostacolarlo, rendendo ancora più evidenti le spaccature interne.

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