Fact checking
Cosa c’è dietro la guerra tra Toninelli e i gestori del Traforo del Gran Sasso?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-05-14
Ufficialmente la ragione è l’indagine della Procura di Teramo sull’inquinamento delle falde acquifere sottostanti al tratto autostradale. Ma il vero motivo potrebbe essere la battaglia scatenata dal Ministero contro i concessionari autostradali che “lucrano” su un bene pubblico. Alla fine a rimetterci saranno comunque gli utenti
Il sempre attento e concentrato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli si è accorto che dalla mezzanotte del 19 maggio chiuderà il traforo del Gran Sasso. La decisione è stata presa da Strada dei Parchi la società di proprietà del gruppo Toto che gestisce l’A24 Roma-L’Aquila-Teramo su cui si trova il traforo e l’A25. Non è irrevocabile, tant’è che oggi al Ministero ci sarà un nuovo incontro tra le parti per scongiurare una chiusura che potrebbe tagliare a metà l’Abruzzo.
Perché chiude il traforo del Gran Sasso
Ufficialmente alla base della scelta di chiudere il traforo che si trova nel tratto Assergi-Colledara/San Gabriele c’è l’inchiesta della Procura di Teramo che indaga su due casi di inquinamento delle acque della falda sotterranea. La società Strada dei Parchi è indagata insieme alla società di gestione delle acque Ruzzo Rieti e all’Istituto di Fisica nucleare del Gran Sasso. Gli episodi contestati – che risalgono al 2017 – si sono infatti verificati in seguito a due esperimenti dell’INFN, uno dei quali è avvenuto in concomitanza con dei lavori di rifacimento del manto stradale nel tunnel. Per evitare la reiterazione del reato e conseguenti nuove accuse – il processo si aprirà il 13 settembre – Strada dei Parchi ha deciso di chiudere il traforo a titolo cautelativo.
La cosa che lascia sorpresi è che il Ministero già da un mese è a conoscenza della volontà del gestore. Il 5 aprile la società ha comunicato l’intenzione di chiudere e il MIT non ha sollevato obiezioni. Anzi, è stato proprio il dicastero di Toninelli, fa sapere Mauro Fabris, vicepresidente di Strada dei Parchi a causare lo stallo: «Siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione dal ministero dei Trasporti e al tempo stesso siamo stati rinviati a giudizio. Non si può chiedere a una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove chi ne è titolare, cioè lo Stato, non interviene». E sempre dal MIT hanno fatto sapere che in caso di chiusura si tratterebbe di interruzione di pubblico servizio, cosa che potrebbe comportare anche la decadenza della concessione.
Così lo scontro tra Toninelli e Strada dei Parchi danneggia gli abruzzesi
Toninelli si sarebbe mosso solo nei giorni scorsi, dopo gli appelli lanciati dagli amministratori locali – tra cui il sindaco dell’Aquila – ma anche da Confindustria e dai dirigenti delle ASL che paventavano il rischio di paralisi del sistema viario abruzzese e hanno chiesto un intervento deciso del Ministero. Ma dietro la battaglia sulla Strada dei Parchi non ci sarebbe solo la vicenda giudiziaria. C’è chi dice infatti che il vero problema siano i lavori di messa in sicurezza del tratto autostradale.
Il braccio di ferro tra MIT e Strada dei Parchi riguarderebbe non solo lo stanziamento da 172 milioni di euro per mettere in sicurezza il traforo ed evitare nuove infiltrazioni nelle falde. Lavori che secondo SdP non riguardano la manutenzione (in carico al concessionario) ma sono di tipo strutturale. «Una questione che per il ministero non è di nostra competenza» dicono dalla società. Quei soldi però dovrebbero arrivare.
In mezzo ce la questione della manutenzione, oggetto di numerose dichiarazioni bellicose del ministro impegnato a combattere un concessionario “che lucrato su un bene pubblico al fine di arricchirsi“. Il vero punto dello scontro – scrive Melissa Di Sano sul Fatto Quotidiano di oggi – sono i lavori per messa in sicurezza dei viadotti (già visitati da Toninelli dopo il crollo del ponte Morandi a Genova) per i quali Strada dei Parchi ha presentato un piano da 7 miliardi di euro che però sarebbe stato bocciato dal Ministero che ha stanziato invece poco più di 250 milioni di euro per i lavori urgenti sui viadotti. Denaro che la società dice non essere mai arrivato, il Ministero invece nega ed anzi mette in discussione che il concessionario abbia svolto i lavori. Proprio il 3 aprile Toninelli scriveva che riguardo alla A24 «il concessionario, ad esempio, ci aveva comunicato che il viadotto Colle Castino della A24, visitato poche settimane fa, aveva piena piena capacità di carico rispetto alle prescrizioni di legge; ma ciò non corrisponde al vero. Dalle nostre prove è emerso che già al 55% del valore massimo si è creata una lesione alla struttura». Due giorni dopo, il 5 aprile, Strada dei Parchi ha comunicato la decisione di chiudere il traforo del Gran Sasso.
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