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Controllo digitale e tracciamenti online: sono davvero un pericolo per la nostra società?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-27
Prima di cadere nel panico del cyberspionaggio e di scenari distopici, scopriamo cosa comporta davvero il tracciamento online e come funzionano le app adottate dai governi per contenere il diffondersi del virus attraverso il monitoraggio digitale
Anche se oramai intravediamo la fine del lockdown e la situazione sta lentamente tornando alla normalità, i segni lasciati dal coronavirus sono ancora ben visibili e probabilmente lo saranno ancora per molto. Ciò che abbiamo vissuto in questo periodo è qualcosa di nuovo e le restrizioni applicate e i tracciamenti digitali previsti in alcuni paesi introducono nel dibattito pubblico nuovi problemi morali e nuove preoccupazioni.
Prima di cadere nel panico del cyberspionaggio e di scenari distopici, scopriamo cosa comporta davvero il tracciamento online e come funzionano le app adottate dai governi per contenere il diffondersi del virus attraverso il monitoraggio digitale.
Strumenti: rilevamento della posizione in tempo reale, riconoscimento facciale e app
In che modo i paesi stanno sorvegliando i loro cittadini durante questa pandemia? Alcuni governi hanno fatto ricorso all’utilizzo dei dati di localizzazione per tenere traccia dei casi confermati e monitorare le distanze sociali per prevenire la diffusione del virus.
È l’esempio della Cina che con il loro sistema collaudato di sorveglianza ha potuto monitorare i movimenti dei suoi cittadini, anche grazie al nuovo software di riconoscimento facciale che identifica i volti parzialmente coperti, e invitando le persone a scaricare un’app che genera codici QR con diversi colori in base al contagio, i quali stabiliscono se è possibile accedere agli edifici e spazi pubblici o è necessario rimanere in quarantena.
Altri paesi hanno sfruttato queste tecnologie di sorveglianza per raccogliere dati sulla posizione e spostamenti dei cittadini. In Israele si stanno utilizzando tecnologie di localizzazione in tempo reale per tracciare la posizione dei suoi cittadini. L’Iran ha imposto ai cittadini di scaricare un’app che raccoglie i dati sulla posizione di milioni di persone. Anche se ora è stata rimossa dal Play Store di Google.
Singapore, Hong Kong e Taiwan hanno anche utilizzato combinazioni di localizzazione e rigorosa sorveglianza dei casi in quarantena per prevenire nuovi focolai, e sembra che la loro stretta sui controlli abbia decisamente funzionato.
Infine, ma certamente non meno importante, gli Stati Uniti stanno ora discutendo le misure di localizzazione con l’aiuto delle Big Tech come Apple e Google per monitorare distanze sociali e i casi in quarantena.
E in Italia? Si è molto discusso dell’app Immuni che utilizzerà il Bluetooth per ricevere e analizzare i dati dal telefonino e seguire gli spostamenti e registrare possibili contatti con positivi al virus attraverso la prossimità data da Bluetooth. I dispositivi dunque avranno dei numeri ID anonimi e crittografati, che entreranno in contatto tra di loro e registreranno le posizioni. Teoricamente questi ID potranno essere decifrati solo nel caso della segnalazione di pericolo e solo dalle autorità competenti. Ancora non si sa come e per quanto tempo verranno conservati i dati.
Controllo digitale e tracciamenti online: come difendere la propria privacy
È proprio l’archiviazione e l’analisi di tutti questi dati a preoccupare il mondo digitale e gli utenti. Qual è il metodo migliore per proteggere i propri dati? E come possiamo farlo senza infrangere le restrizioni imposte dalla legge? C’è da dire che per ora in Italia i metodi di tracciamento online non sono ancora attivi e non sono obbligatori. Se in futuro dovessimo adottare anche noi queste misure è bene che sia lo stato stesso a garantire la crittografia di tutti i dati e una trasmissione sicura (per evitare attacchi informatici come i DDoS) e la trasparenza sull’utilizzo di questi dati. Inoltre, è necessario che le informazioni vengano archiviate in locale e non in un server centrale dove possono essere vittima di attacchi mirati.
In altri paesi purtroppo, l’implementazione rapida di queste nuove misure di sorveglianza, senza considerare come verranno archiviate le informazioni o quando scadranno tali misure, lascia aperta la possibilità che queste tecnologie sopravvivano alla pandemia, erodendo permanentemente la privacy dei cittadini. Dove possibile i cittadini dovrebbero usare sistemi di cybersecurity, come possono essere le virtual private network per nascondere i propri dati. Come funziona una VPN? Con questo sistema è possibile accedere ad una connessione ultra sicura, dove veniamo resi invisibili, crittografando indirizzi IP e altri dati.
Certo, il nostro mondo si sta sempre più digitalizzando e le tecnologie ormai sono presenti in tutti i campi, compreso in medicina. I nostri dati vengono già raccolti quotidianamente a scopo pubblicitario e di targhettizzazione. La domanda è, cosa succede se i nostri dati biometrici vengono raccolti dal governo? Qual è lo scenario possibile? In questo caso il controllo digitale e il tracciamento online possono diventare una minaccia alla privacy dei cittadini e questo in una democrazia non può succedere.