Come funziona il tracciamento di Immuni (e cosa non è ancora chiaro)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-22

Il problema centrale è quello della conservazione dei dati. Secondo il commissario Arcuri «l’intero sistema integrato di contact tracing deve essere interamente gestito da uno o più soggetti pubblici». Ovvero una società italiana: probabilmente la Sogei

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Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri in Senato ha spiegato che non ci saranno limitazioni ai movimenti di chi non la usa, certificando così il dietrofront rispetto alle notizie dei giorni precedenti, il Corriere della Sera spiega oggi come funziona il tracciamento di Immuni:

Quando sarà pronta (si parla di maggio), Immuni si potrà scaricare gratis dall’App Store di Apple e da Google Play per Android. Il ministero dell’Innovazione, che la vuole open source, ha spiegato di averla scelta perché grazie al bluetooth permette agli smartphone di riconoscere e registrare i codici identificativi degli altri smartphone, sempre dotati di Immuni, che si trovano nelle vicinanze. Una volta installata basterà scaricarla e andare in giro con il telefonino.

Bisognerà intervenire solo se ci si dovesse scoprire positivi al virus: con il risultato del test verrà fornita una chiave che sbloccherà la lista dei codici degli altri utenti che verranno avvisati con una notifica. C’è inoltre la possibilità di compilare un «diario clinico» in cui inserire sintomi legati al Covid-19 (febbre, perdita dell’olfatto etc.) e il loro aggravamento. È possibile aggiungere un’interfaccia per contattare il personale sanitario.

app immuni tracciamento
L’App Immuni (Corriere della Sera, 22 aprile 2020)

Secondo questa spiegazione, non vengono registrati né i dati anagrafici né il numero di telefono e l’app non accede alla rubrica telefonica e non avvisa chi è a rischio con un sms. L’indicazione del ministero è che i dati trattati dal sistema vanno «resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato».

Immuni non guarda dove siamo, ma chi abbiamo incontrato. Al momento non è previsto l’uso del Gps (lo strumento che permette a Google Maps di vedere come ci spostiamo) con cui si potrebbero anche localizzare gli incontri, e con essi eventuali focolai, e ricostruire gli spostamenti dei positivi.

Ma il problema centrale è quello della conservazione dei dati. Secondo il commissario Arcuri «l’intero sistema integrato di contact tracing deve essere interamente gestito da uno o più soggetti pubblici». Ovvero una società italiana: probabilmente la Sogei.

Quel che resta invece da chiarire è se il modello sarà centralizzato o decentralizzato. Nel primo caso, la lista dei contatti viene gestita da un server esterno. Nel secondo, sono gli smartphone a incrociare i dati in automatico fra chi risulta positivo e i potenziali contagiati: dati che perciò vengono conservati localmente sui dispositivi. Approccio preferito non solo da Apple e Google, attraverso i quali si dovrebbe poter scaricare la app, ma suggerito anche dal Nexa Center for Internet and Society del Politecnico di Torino.

L’app dovrà essere connessa al sistema sanitario nazionale. I dati dovranno essere cancellati a fine emergenza.

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