Fact checking
Il contributo comunale per l’acqua? Prima ai pisani (di lunga data)
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-04-30
Il Comune di Pisa ha pubblicato i punteggi per la formazione della graduatoria dei beneficiari del bonus idrico integrativo. In teoria dovrebbe essere una misura destinata ad “utenze deboli”, ma leggendo il bando sembra che l’Amministrazione abbia uno strano concetto di persone in disagio economico
Il Bonus sociale idrico è lo sconto sulla bolletta dell’acqua riservato agli utenti in condizioni di disagio economico. Introdotto nel 2017 e confermato anche per il 2019 il Bonus è un’agevolazione analoga a quella per la bolletta del gas o dell’energia elettrica alla quale possono accedere tutti i nuclei familiari con Indicatore di situazione economica equivalente (Isee) inferiore a 8.107,50 euro, limite che sale a 20.000 euro se si hanno più di 3 figli fiscalmente a carico.
Il senso della Lega per le utenze deboli
Gli Enti di governo dell’ambito (EGA) possono poi stabilire di erogare un beneficio supplementare ulteriore rispetto al Bonus acqua nazionale: il bonus integrativo locale detto anche Bonus idrico integrativo. Ad esempio a Pisa il Comune – guidato dal sindaco leghista Michele Conti di recente impiegato a difendere la città dalla manifestazione antiproibizionista Canapisa – ha pubblicato nei giorni scorsi sull’Albo Pretorio il regolamento che disciplina l’accesso al fondo di solidarietà AIT per le utenze deboli per il 2019. Con qualche sorpresa. Emerge infatti che rispetto al bando per il 2018 l’Amministrazione sembra aver scelto di privilegiare i pisani.
Uno dei criteri per l’erogazione del bonus integrativo è infatti quello di essere residenti nel Comune di Pisa (ovviamente). Quest’anno la novità è che la definizione della graduatoria punta a privilegiare i pisani “nativi”. All’articolo 4 del bando approvato nei giorni scorsi vengono definiti i punteggi per i beneficiari. Quindici punti vengono assegnati ai richiedenti che hanno una residenza continuativa nel Comune di Pisa da oltre 25 anni, sette punti a chi ha la residenza da oltre 15 e tre a chi abita a Pisa da oltre 7 anni.
Solo dopo vengono definiti i criteri per evidenziare altri utenti “deboli”: nuclei familiari con uno o più disabili, con anziani sopra i 65 anni, giovani coppie o famiglie numerose. In confronto con il bando dello scorso anno i punteggi venivano assegnati in base ad una più reale situazione di fragilità delle famiglie che non contemplava l’essere nativi pisani da decenni. Difficile non cogliere l’intento di una graduatoria così definita: quello di penalizzare (se non escludere) le famiglie di “stranieri”. Che non sono necessariamente extracomunitari o immigrati, ma anche cittadini italiani che negli ultimi anni si sono trasferiti a Pisa per le ragioni più varie. La graduatoria per prima i pisani invece identifica come soggetti deboli coloro che abitano a Pisa da parecchio tempo, ma non necessariamente l’anzianità di residenza è sinonimo di essere un’utenza debole.
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