Contratto Lega-M5S, ok il prezzo è giusto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-19

Nuove stime sui costi fanno salire a 170 miliardi il computo totale delle spese senza coperture nel contratto Lega-M5S. Intanto è caccia al premier. Con possibile sorpresa.

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Ieri la “base” del MoVimento 5 Stelle ha espresso plebiscitariamente il suo consenso nei confronti del contratto Lega-M5S, dimostrando così definitivamente alle “anime belle” che provavano a protestare per l’accordo con il Carroccio in quanto di sinistra l’equivoco in cui per anni sono caduti. Oggi Roberto Perotti su Repubblica fa il conto totale delle promesse contenute nel contratto Lega-M5S, superando le stime dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani di Carlo Cottarelli.

Contratto Lega-M5S, ok il prezzo è giusto

Nell’analisi di Perotti le stime sono riportate nella tabella, divisa tra spese ed entrate, e sono soggette ovviamente ad amplissimi margini di incertezza. Le voci sono elencate in ordine discendente di importo. La colonna di sinistra indica il capitolo del contratto in cui la misura è indicata (alcune voci sono accorpate per permettere una quantificazione). E il magic number è 170 miliardi di euro: è questo il disavanzo totale generato dall’assenza di coperture (ovvero: di indicazioni su dove si prenderanno i soldi per fare le riforme promesse) nel contratto Lega-M5S.

contratto lega-m5s
(La Repubblica, 19 maggio 2018)

Nella sua analisi Perotti nota anche che vi sono due voci che hanno riflessi solo contabili ma non incidono sulla spese e le entrate annuali: la riduzione del debito pubblico in misura corrispondente ai titoli di stato italiani posseduti dalla Banca Centrale Europea, e “scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente”.

La prima sembra essere scomparsa dalla versione definitiva del contratto, ma non lo è: riappare a pagina 21 nella espressione “anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico” (e si noti che nello stesso paragrafo fa capolino anche il concetto di moneta fiscale).

La seconda proposta è di difficile interpretazione, perché per definizione già ora la spesa per investimenti non è compresa nel deficit corrente.

Probabilmente i redattori del contratto intendono richiedere che la spesa per investimenti non sia inclusa nel calcolo del disavanzo utilizzato per il rispetto dei parametri di Maastricht.

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(La Repubblica, 19 maggio 2018)

Lavoro, Sud, fisco: vince la destra

Pasquale Tridico, che avrebbe dovuto sedersi sulla poltrona di ministro del Lavoro in base alla squadra presentata da Luigi Di Maio alla vigilia delle elezioni, ieri ha annunciato di essersi tirato fuori e oggi in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano ha spiegato perché: “Non c’è nessuna misura per risolverei problemi del mercato del lavoro: il Jobs act, l’abolizione dell’articolo 18, il decreto Poletti che ha liberalizzato ancora i contratti a termine… Noi eravamo per tornare indietro rispetto a queste scelte che hanno fatto aumentare ulteriormente la precarietà. Nel contratto non ce n’è traccia: solo un vago accenno a tutelare la stabilità del lavoro.

pasquale tridico
Pasquale Tridico

E ancora: “Non c’è nulla sul patto per la produttività e soprattutto nulla sul Sud. Questo è molto grave. Nel programma del M5S c’era la proposta divincolare il 34 per cento delle risorse ordinarie al Mezzogiorno e di ripristinare un ministero per il Sud”. Tridico nota anche che il reddito di cittadinanza nella sua nuova declinazione è riservato agli italiani, così come gli asili. E poi scova il colpevole del libero accordo siglato tra il M5S e un partito di destra dopo i ripetuti tentativi da parte di Di Maio di stringere l’alleanza con il Carroccio: “La responsabilità di quanto sta avvenendo è del PD: ha spinto verso questo accordo e abbandonato il tema del lavoro, che però poteva essere il punto di partenza anche per una trattativa con la destra. Così non è stato”.

Giuseppe Conte presidente del Consiglio del governo Lega-M5S?

Il totopremier intanto oggi sembra essersi fermato su due nomi: quello di Giuseppe Conte e quello di Andrea Roventini. Il professore di diritto privato all’Università di Firenze è in pole position da giorni, mentre il docente di economia dell’università di Siena, che era stato indicato come responsabile di via XX Settembre durante la campagna elettorale, dovrebbe avere le stesse remore di Tridico ad accettare un compromesso con la Lega per sedersi a Palazzo Chigi.

giuseppe conte
Giuseppe Conte

Piuttosto, sembra oltremodo curioso che il M5S abbia deciso di far votare il suo contratto di governo con la Lega senza annunciare un nome per la presidenza del Consiglio anche se l’accordo potrebbe essere già stato raggiunto. Una possibile spiegazione per un comportamento del genere è che il compromesso sia stato invece raggiunto ma forse il nome avrebbe potuto mettere in pericolo il voto su Rousseau, in quanto non gradito ai grillini. Un’altra possibile spiegazione è che il nome avrebbe potuto mettere in pericolo i gazebo della Lega.

Il terzo incomodo

C’è però anche da segnalare che Di Maio ieri ha continuato a proporre sé stesso come premier e finora la sua strategia con la Lega – ovvero quella di attendere che in qualche modo si rompesse il centrodestra – ha pagato. Non è quindi scontato che il passo indietro raccontato si verifichi davvero ma di certo se Lega e M5S hanno raggiunto un accordo sul suo nome è meglio che gli elettori del Carroccio (e quelli del resto del centrodestra) lo sappiano il più tardi possibile.

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D’altro canto ieri Di Maio ha dimostrato di avere le idee chiarissime su come farà il premier del governo Lega-M5S: “Chi sostiene che il contratto costerà 130 – 170 mld di euro e ci chiede dove sono le entrate, sta sottovalutando i margini in Europa che dobbiamo andarci a riprendere per poter spendere soldi – ha detto – A giugno inizia un percorso in Europa molto importante per il nuovo governo che riguarda la programmazione economica del bilancio europeo per i prossimi 7 anni: lì ci sono i soldi che dobbiamo portare a casa visto che diamo 20 miliardi ogni anno all’Unione”. Insomma, per Di Maio dovrebbe essere l’Europa a pagare le promesse del contratto Lega-M5S. Ce n’è abbastanza per fargli gli auguri. Non perché questo sia il migliore dei governi possibili, ma perché ne ha davvero bisogno.

In copertina: vignetta di El Giva per neXt

Leggi sull’argomento: Tutti i buchi e le contraddizioni del contratto di governo Lega-M5S

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