Le strane telefonate di Conte durante il Consiglio UE

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-01

Le continue telefonate del premier durante il vertice: chi chiamava? Intanto il Financial Times mette a confronto i documenti con i veti di Conte. E scopre che…

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A distanza di qualche giorno dal pauroso successo ottenuto da Giuseppe Conte al Consiglio Europeo sull’immigrazione emergono ulteriori dettagli sulla bella figura fatta dal nostro presidente del Consiglio. Il primo dettaglio lo racconta oggi la Stampa e riguarda l’interessante filo diretto chissà con chi tenuto dal premier durante lo svolgimento della riunione.

Le telefonate di Conte durante il Consiglio Europeo

Racconta infatti il quotidiano torinese che giovedì sera a un certo punto della serata Conte si è alzato ed è andato a telefonare. Un dettaglio immortalato anche da alcune fotografie. Ma non è successo soltanto una volta, anzi:

Chi era nella stanza assicura che la scena si è ripetuta «diverse volte, in particolare durante la notte, nei momenti in cui la trattativa si è fatta più serrata». In alcuni casi – rivelano le stesse fonti – Conte ha fatto «due telefonate consecutive».

Per pura casualità, due è anche il numero dei suoi vicepremier. Dopo aver giocato il «jolly» (la minaccia del veto), forse il premier-avvocato ha deciso di utilizzare anche l’aiuto da casa.

giuseppe conte telefonate

Lo stesso dettaglio è riportato dal Financial Times, con un diplomatico UE che precisa di non sapere se Giuseppe Conte avesse due telefoni, ma di sicuro il premier italiano ha fatto due telefonate. Entrambi i quotidiani pensano che Conte dovesse relazionare sui dettagli del vertice sia l’alleato maggiore (il MoVimento 5 Stelle) che quello minore (la Lega).

Il documento finale del Consiglio Europeo… e Conte

Ma c’è anche altro. Durante la conferenza stampa conclusiva Conte si è vantato di aver “bullizzato” gli altri leader europei e di aver ripetutamente posto dei veti sul documento finale per ottenere cambiamenti significativi: «Confesso – affermava con soddisfazione – che a un certo punto ho bloccato anche il documento (sull’eurozona, ndr) perché c’era un passaggio che non ci stava bene». Ma nessuno ha spiegato dove fosse il punto e quale fosse il successo ottenuto dal premier. Il Financial Times, racconta però oggi Repubblica, ha confrontato però le diverse versioni interlocutorie del documento con quella finale ed è giunto alla conclusione:

Un giornalista del quotidiano finanziario Financial Times si è così preso la briga di confrontare le richieste italiane con la versione finale del documento approvato dall’Eurosummit di venerdì mattina. In discussione la creazione di un salvadanaio per garantire i correntisti europei in caso di crisi bancarie e la creazione del Fondo monetario Ue per eventuali nuovi salvataggi in stile Grecia.

Due iniziative alle quali l’Italia non si oppone, ma che nel lavoro fin qui svolto presentano clausole che preoccupano Roma. Così, per lasciare al ministro dell’Economia Giovanni Tria la possibilità di disinnescarle nei futuri incontri dell’Eurogruppo, il premier chiedeva di eliminare dal testo due volte l’aggettivo “tutti” davanti al sostantivo “elementi”.

In sostanza, nella bozza si affermava che i ministri delle Finanze nei prossimi mesi andranno avanti sulla base di «tutti gli elementi» sul tavolo, incontrando la contrarietà di Conte. Anche se ha bloccato i lavori, il premier non è riuscito a far saltare l’aggettivo incriminato, ottenendo semplicemente di farlo precedere dal verbo «lavorando».

Il che concede a Tria un vantaggio negoziale impercettibile (andranno avanti «lavorando su tutti gli elementi»). «Praticamente non c’è differenza», notava una fonte diplomatica europea interpellata dal cronista di Ft.

Nel frattempo, però, l’Italia ha accettato le raccomandazioni della UE che impongono una manovra correttiva per rientrare da cinque miliardi per il 2018. Proprio quella che il giorno dopo il M5S annunciava e la Lega smentiva. Bello, no?

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