Conte e Di Maio non si parlano più, come all’asilo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-03

Di Maio non fa che ripetere: “Conte con noi non c’entra nulla”…». La posizione di Conte, ragionano i fedelissimi del leader, «è identica a quella del segretario dem. Lontana anni luce dalle nostre battaglie». Certo lontana da un Movimento a trazione Di Battista

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La seduta del Parlamento di ieri con lo show sul MES ha certificato la rottura tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, ormai su due sponde opposte dell’esecutivo dopo l’attacco del MoVimento 5 Stelle sul Meccanismo Europeo di Stabilità che ha messo a rischio il governo. Racconta Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:

Va via prima che la seduta della Camera abbia fine, Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento 5 stelle non stringe la mano al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E sono state proprio le sue mani, a parlare per lui nell’ora in cui il premier ha fatto la sua “requisitoria” sul fondo salva-Stati. Mani tenute rigorosamente incrociate sul banco dei ministri. Senza applaudire, senza alcun cenno di intesa con gli altri ministri o con chi — grazie al M5S — è alla guida di Palazzo Chigi. La notizia della sua ira si diffonde rapidamente nel passaggio di Conte da Montecitorio a Palazzo Madama.

Il ministro degli Esteri non lo segue; dice ai collaboratori di non essersi sentito «protetto» dalle sue parole; chiede che nel discorso del Senato sia inserita una frase che tenga conto delle preoccupazioni del Movimento sul meccanismo europeo di stabilità. Quella frase, però, non arriva: e quindi, la sconfessione dei «ministri» che hanno partecipato alle riunioni sul tema «senza fare obiezioni» fatta da Conte, diventa un’accusa implicita anche al suo attuale ministro degli Esteri. Che non prova neanche a mascherare il gelo, ha un risolino tirato e lo sguardo basso, mentre dai banchi dell’opposizione il presidente della commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi gli urla: «Di Maio, parla di te, alzati!».

«La verità è che i gruppi parlamentari sono allo sbando — racconta uno dei big M5S — il Senato è in mano a Barbara Lezzi e Danilo Toninelli, che da quando non sono più ministri non fanno che cercare pretesti per attaccare il Pd. L’ultimo, è l’autonomia. E Luigi li copre:

Non fa che ripetere: “Conte con noi non c’entra nulla”…». Dal quartier generale del leader M5S, notano con fastidio la nota di Nicola Zingaretti che plaude al discorso del premier «contro le bugie delle destre». La posizione di Conte, ragionano i fedelissimi del leader, «è identica a quella del segretario dem. Lontana anni luce dalle nostre battaglie». Certo lontana da un Movimento a trazione Di Battista che nelle ultime settimane pare aver riscoperto le origini barricadere, soprattutto quando si tratta di banche, euro, regole da seguire. «È evidente che Conte pensa che alla fine torneremo indietro — ragiona Di Maio nelle riunioni seguite a quello che considera uno schiaffo da vendicare — ma se pensa che potremo mai votare una risoluzione che dà il via libera al Mes, non ha capito nulla»..

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