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CONSIP, Henry John Woodcock e Federica Sciarelli verso l'archiviazione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-21

L’inchiesta sulla fuga di notizie ha accertato la mancanza di responsabilità per il pubblico ministero e la giornalista

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Henry John Woodcock e Federica Sciarelli erano stati indagati nell’inchiesta sulla fuga di notizie per CONSIP e la loro iscrizione nel registro degli indagati aveva fatto molto rumore. Ora la procura di Roma è pronta a chiedere l’archiviazione per l’accusa di rivelazione di segreto.

Henry John Woodcock e Federica Sciarelli verso l’archiviazione

I magistrati di Roma hanno valutato che il collega non ha commesso i reati: né ha trasmesso notizie al Fatto, attraverso la giornalista Federica Sciarelli ; né ha avallato la tesi di una falsa pista dei Servizi, nell’informativa redatta dal maggiore del Noe, Gianpaolo Scafarto, che lo aveva anche accusato. Si chiude così una vicenda che tiene il magistrato partenopeo sulla graticola dal 27 giugno.

federica sciarelli la verità

L’articolo de La Verità su Federica Sciarelli e Marco Lillo (4 luglio 2017)


Per quanto riguarda Woodcock c’è anche un’altra buona notizia: «Abbiamo sentito dai lavori della Prima commissione che è radicalmente da escludere l’ipotesi che il pm Woodcock sia responsabile della fuga di notizie sulla telefonata Renzi-Adinolfi», ha annunciato ieri il consigliere Piergiorgio Morosini, al plenum del Csm di ieri. Replica Luca Palamara, relatore (con Morgigni) su Consip in Prima commissione: «Non è rispettoso del lavoro della Prima commissione annunciare l’esito dei lavori».

Le parole di Lucia Musti e l’altra fuga di notizie

Intanto un’altra fuga di notizie sembra dover toccare la vicenda e investire direttamente il CSM. Ovvero quella sulle dichiarazioni della magistrata Lucia Musti finite sul Corriere della Sera e sulla Repubblica con qualche evidente “confusione”, visto che si attribuivano parole di Sergio De Caprio a Gianpaolo Scafarto o viceversa. Racconta Antonella Mascali sul Fatto che ieri c’è stato un fuori programma che ha messo nero subianco come il verbale della procuratrice di Modena sia uscito ad arte per dare manforte ai complottisti renziani. È stato il consigliere laico di Fi Pierantonio Zanettin ad aprire un dibattito al vetriolo: “Se è stata desecretata Consip, allora è opportuno desecretare tutte le pratiche politicamente sensibili, compresa quella sul pm Roberto Rossi di Arezzo per l’indagine su Banca Etruria (vedi papà Boschi, ndr) altrimenti vuol dire che le pratiche vengono desecretate a seconda del gradimento del governo di turno”.
lucia musti

Giuseppe Fanfani, laico renziano della prima ora, nega ogni responsabilità sull’uscita del verbale Musti: “Abbiamo ritenuto opportuno desecretare circa 30 pratiche per l’am pia conoscenza che c’era già stata da parte della stampa e con il sereno convincimento del fatto che questo non incidesse sul dovere di riservatezza dei consiglieri che, sono certo, è stato rispettato da tutti”.
Fanfani, poi, rivendica la scelta di aver trasmesso il verbale Musti alla Procura di Roma pur non essendoci elementi penalmente rilevanti e pur andando contro la prassi secondo la quale gliatti si mandano alla fine dell’istruttoria. “L’obbligo non c’era perché non c’erano notizie di reato, ma abbiamo ritenuto utile far conoscere quelle carte ai pubblici ministeri che indagano sull’ipotesi di scorrettezze da parte degli ufficiali che si sono occupati di Consip (il riferimento è al maggiore Giampaolo Scafarto, indagato per falso, ndr)”.

Ora la partita ricomincia.

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