Il caso CONSIP e il presunto golpe dei carabinieri contro Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-18

Il Partito Democratico grida al complotto dopo le notizie su De Caprio e Scafarto. Ha ragione? Vediamo

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Il caso CONSIP e le rivelazioni della magistrata Lucia Musti al Consiglio Superiore della Magistratura hanno scatenato, com’era prevedibile, una tempesta politica che ha investito Gianpaolo Scafarto e Sergio De Caprio oltre all’intero NOE e ai carabinieri. L’Arma aprirà nelle prossime ore un’inchiesta interna sul colonnello Ultimo e su alcuni degli uomini che hanno lavorato con lui e che poi sono transitati ai Servizi. L’accertamento disciplinare parte dalle dichiarazioni rilasciate all’ANSA: «L’unico golpe — aveva detto l’uomo che ha arrestato Totò Riina — è quello perpetrato contro i cittadini, quelli che non hanno una casa e non hanno un lavoro» riferendosi a chi lo aveva accusato di un progetto eversivo nell’inchiesta. Ma mirerà ad accertare tutto quello che è emerso in questi giorni e che continuerà, evidentemente, a venire fuori nei prossimi giorni: i rapporti con la magistratura, sulla base anche delle parole del procuratore di Modena; quelli con la scala gerarchica interna dei carabinieri e ancora quella con i vecchi colleghi del Noe dopo che De Caprio e i suoi uomini sono transitati ai Servizi.

gianpaolo scafarto consip
Tutti i filoni dell’inchiesta CONSIP

Eppure su CONSIP c’è ancora molto da dire. Ad esempio le parole di De Caprio e quelle di Scafarto raccontate da Musti, stranamente simili anche se si riferivano a due episodi diversi (la CPL e CONSIP, ma in entrambi i casi si diceva: “scoppierà un casino, arriviamo a Renzi”) sembrano frutto di un’interpretazione scorretta. Perché mentre l’intercettazione tra Renzi e Adinolfi, non rilevante, non poteva che essere al massimo motivo d’imbarazzo per l’allora premier, nell’inchiesta CPL si parlava di “cooperative vicine al l’ala di Bersani e D’Alema”, che nel Pd hanno sempre rappresentato un mondo ostile al renzismo. Migliaia e migliaia di pagine sui favori di Cpl a D’Alema – la presentazione del libro a Ischia, l’acquisto di 2000 bottiglie del suo vino – e se una bomba può esplodere, riguarderebbe solo il mondo delle cooperative rosse”. Ancora: Goffredo Buccini sul Corriere della Sera ci fa oggi notare che il calendario ci dice che Renzi non è caduto sulla Consip: «l’inchiesta deflagra dopo il referendum del 4 dicembre. L’ex enfant prodige del Partito democratico cade per l’allergia anche caratteriale al gioco di squadra e perché non riesce a spiegare agli italiani il senso vero di quel referendum. Abbagliato dalla propria hybris. E certo danneggiato, sul piano dell’immagine, da un babbo perlomeno ipercinetico».
luigi marroni consip
L’affare CONSIP (La Repubblica, 19 giugno 2017)

In tutta questa confusione, il Fatto Quotidiano oggi pubblica il documento con cui il giudice per le indagini preliminari Morra diede l’ok al pubblico ministro Woodcock per l’ascolto del padre dell’ex premier: “Con riferimento alla posizione di Renzi Tiziano gli elementi sin qui raccolti – scrive Morra – delineano un quadro indiziario oggettivamente coerente e grave. Dai colloqui tra Romeo Alfredo e Russo Carlo (quest’ultimo effettivamente in contatto con il Renzi), emerge infatti l’esistenza di un accordo di massima (definito dagli indagati “accordo quadro”) che prevede una stabile retribuzione del Renzi (con somme pari ad almeno 30 mila euro al mese; e l’effettivo versamento di un anticipo) in cambio della sua intercessione presso dirigenti apicali di enti pubblici per indurli a favorire illecitamente il Romeo. Tra i soggetti da avvicinare, vi sarebbe in particolare l’A.D. di Consip, Marroni Luigi, il quale nella conversazione del 19 ottobre 2016 viene definito dal Romeo come un ‘traditore’per non aver favorito la propria azienda nell’assegnazione di un appalto (evidentemente venendo meno a quanto precedentemente assicurato); esclamazione alla quale il Russo risponde in modo ottimistico, invitando il proprio interlocutore ad attendere e a ‘lasciar lavorare’il Marroni”. Un ascolto che cominciò proprio dopo il referendum, per non condizionare il voto. Di certo c’è un carabiniere che ha gravi pregiudizi che hanno influenzato il suo lavoro nell’inchiesta (e un giudice deciderà se Scafarto ha commesso reati). E la dichiarazione sugli italiani “senza casa e lavoro” dimostra che De Caprio non è tanto lucido quando si sente messo sotto accusa e ha tendenze piuttosto populiste e benaltriste. Ma da qui a un golpe ce ne passa.

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