Cosa ha deciso il consiglio dei ministri su Autostrade, ASPI e i Benetton

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-15

Niente revoca ma mandato ai ministri dell’Economia Gualtieri e dei Trasporti De Micheli per definire il percorso che porterà i Benetton a uscire da Aspi mettendo al suo posto Cassa Depositi e Prestiti. La trattativa è proseguita per tutta la notte ma stamattina alcuni giornali davano già l’accordo per fatto…

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È terminato stamattina alle 5.20 l’interminabile consiglio dei ministri su Autostrade ed Aspi. Ed è terminato con un colpo di scena: niente più revoca ma mandato ai ministri dell’Economia Gualtieri e dei Trasporti De Micheli per definire il percorso che porterà i Benetton a uscire da Aspi mettendo al suo posto Cassa Depositi e Prestiti. Lo spiegano fonti di governo, a Cdm ancora in corso. L’idea è arrivare all’uscita dei Benetton, spiegano le stesse fonti, in maniera graduale.

Cosa ha deciso il consiglio dei ministri su Autostrade e ASPI

Il governo ha dato mandato a Cassa Depositi e Prestiti di avviare il negoziato per l’ingresso nell’assetto azionario di Aspi entro e non oltre il 27 luglio. Tempi strettissimi, dunque, per iniziare a disegnare e definire la diluizione delle quote di Benetton in Autostrade per l’Italia. I ministeri dovranno definire i dettagli della transazione della concessione, dalle tariffe ai rimborsi. L’idea è arrivare all’uscita dei Benetton in maniera graduale. L’esecutivo ha dato “mandato ai ministeri dell’Economia e dei Trasporti per concludere una transazione” sul dossier Aspi “riportando la concessione in equilibrio giuridico ed economico”. Il risarcimento per la vicenda del ponte Morandi resta, come definito nella proposta della scorsa settimana, di 3,4 miliardi di euro.

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L’azionariato di Atlantia (La Repubblica, 21 febbraio 2020)

La trattativa è proseguita per tutta la notte e il progetto di Autostrade è stato valutato anche nel corso di un vertice a tre tra il presidente del Consiglio e i ministri Gualtieri e De Micheli. La mediazione portata avanti dal ministro dell’Economia prevederebbe l’ingresso di Cdp con una quota di maggioranza, perlomeno del 51%. Il premier Conte sembrava all’inizio orientato a mantenere la linea della fermezza. Fonti della maggioranza già dalla serata di ieri descrivevano il presidente del Consiglio determinato sulla linea emersa nei giorni scorsi. A quanto pare la mediazione è stata gestita, oltre che da Gualtieri e De Micheli, anche dal ministro degli Esteri Di Maio che in una lettera pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano ha detto di aver incontrato Gianni Mion.

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L’azionariato di Autostrade e Atlantia (La Repubblica, 14 luglio 2020)

Niente revoca ma addio lento e graduale dei Benetton ad Autostrade: il compromesso del CDM

L’idea è quindi quella di  far sottoscrivere alla Cdp e a una cordata di investitori dalle spalle larghe un aumento di capitale di Aspi che riduca sensibilmente la presenza della famiglia Benetton nel capitale. E di conseguenza anche un forte ridimensionamento nella governance della società. La proposta dei Benetton è stata anticipata stamattina (i giornali vengono chiusi nella serata del giorno prima) da Repubblica e Stampa. Scrive Giovanni Pons:

Questa sarebbe la prima fase dell’operazione, a cui se ne potrebbe aggiungere una seconda, più di carattere finanziario e che farebbe di Aspi una vera e propria public company. A questo obbiettivo si arriverebbe attraverso la scissione (spin off) di Aspi da Atlantia. In questo modo Aspi diventerebbe una società quotata in Borsa indipendente e le azioni possedute da Atlantia verrebbero distribuite ai suoi azionisti, in gran parte investitori istituzionali già presenti oggi sul mercato, tra cui anche il fondo sovrano di  Singapore.

Così il peso dei Benetton si ridurrebbe ulteriormente e la famiglia potrebbe anche decidere di uscire definitivamente vendendo le azioni sul mercato. E alla fine del percorso Aspi sarà una società con un azionista pubblico forte a fare da perno, la Cdp, con la gran parte del capitale diffuso sul mercato e con i Benetton ridotti anche sotto il 15% e pertanto non rappresentati in consiglio di amministrazione.

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Autostrade, le inchieste (La Stampa, 8 dicembre 2019)

Il “succo” della proposta è il sostanziale ridimensionamento della famiglia Benetton dalla società che gestisce le Autostrade. Se si procederà in questa direzione si potranno sbloccare 14,5 miliardi nuovi investimenti da qui al 2038 più di 7 miliardi di spese in manutenzioni, con una riduzione sostanziale dei pedaggi per tutta la durata del piano. Uno sforzo che Aspi ha quantificato in 3,4 miliardi tra ricostruzione del ponte e indennizzi alla città di Genova, ulteriori investimenti e riduzioni delle tariffe. Nella lunga trattativa andata in corso nell’arco della giornata con Mef e poi con il governo nella notte, i Benetton, riferiscono fonti di governo di primo livello all’Adnkronos, si sarebbero detti disponibili a lasciare tutto l’azionariato di Atlantia, abbandonando dunque la quota in Aspi. Ma solo a determinate condizioni. Per questo, a partire dal prossimo 27 luglio, si apre un negoziato con Cassa Depositi e Prestiti, destinato a diventare socio di maggioranza di Aspi. “Ci vorrà almeno un anno – prevede la stessa fonte – ma Cdp potrà entrare e prendere il posto in toto dei Benetton”. All’una di notte veniva dato per  ancora in corso con Aspi un “duro negoziato” sul tema delle tariffe autostradali e sull’articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha tagliato l’indennizzo in caso di revoca della concessione. Lo si apprendeva da fonti di governo, secondo le quali invece sarebbe positiva l’interlocuzione sui futuri assetti societari che riguardano la partecipazione di Atlantia ad Aspi. L’art.35 del Milleproroghe prevede anche che in caso di revoca la gestione passi ad Anas. “Nessuna divisione nel governo”, assicuravano le stesse fonti, a margine del Consiglio dei ministri. Quell’articolo dovrebbe essere modificato. È stata intanto prorogata al 31 ottobre la perizia sulle cause del crollo del ponte Morandi, il viadotto collassato il 14 agosto 2018 causando la  morte di 43 persone. Lo ha deciso il gip Angela Nutini nel corso dell’udienza del secondo incidente probatorio. La discussione inizierà il primo dicembre con udienze tutti i giorni. Il giudice ha anche nominato un quarto perito, Stefano Tubaro, docente dell’Università di Milano, che dovrà analizzare i video acquisiti. Tra le ipotesi del crollo c’è il cedimento degli stralli che sorreggevano l’infrastruttura. Insomma, dalla conclusione della trattativa Stato-Benetton possiamo osservare due cose: a) i Benetton avevano talmente tanto ragione sull’indennizzo “sicuro” da 23 miliardi che hanno deciso di mollare l’osso; b) Conte aveva talmente tanta voglia di revocare che non ha revocato.

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