Politica
Così il Comune di Roma non spende i soldi per strade e scuole
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-01-19
L’accusa di Calenda: la Regione ha proposto Invitalia per le gare ma il comune nicchia, i lavori per gli edifici scolastici languono perché manca la documentazione
Carlo Calenda torna all’attacco di Virginia Raggi. Il ministro dello Sviluppo punta il dito sul Comune di Roma perché, racconta oggi un articolo a firma di Salvatore Giuffrida su Repubblica Roma, il tavolo per Roma è fermo: l’esponente del governo Gentiloni non convocherà altre riunioni almeno fino a quando il Campidoglio non avvierà i progetti già individuati sulla manutenzione urbana; in particolare su strade, scuole, decoro, verde. E che al momento sono sostanzialmente fermi:
Nel corso delle due precedenti riunioni, a metà ottobre e fine novembre, il tavolo aveva individuato 19 progetti per rinnovare i servizi e la manutenzione urbana: c’è il piano per la flotta Atac con un fondo per la mobilità smart di 240 milioni, l’uso di pattuglie interforze contro l’abusivismo, interventi per il decoro e infrastrutture. In totale i fondi individuati dal tavolo sono di 1,2 miliardi disponibili per il rilancio della capitale e dei suoi servizi. Sulle strade la Regione ha individuato un fondo da 44 milioni e il ministero aveva proposto di ricorrere a Invitalia per ridurre della metà i tempi dei bandi e completare una gara in 80 o al massimo 120 giorni: finora il Campidoglio ha declinato l’offerta.
Le difficoltà non mancano anche sulle scuole. Il ministero ne aveva individuate 250 da riqualificare con interventi strutturali per il risparmio energetico e messa in sicurezza: i lavori sono di 1 milione per ogni scuola, coperti al 65% dal ministero che ha avviato i lavori di valutazione sui primi 50 edifici: ma il Campidoglio finora ha fornito la documentazione solo per 9 edifici senza comunicazioni ufficiali sulle coperture finanziarie, di circa 20 milioni l’anno.
Come sappiamo, l’amministrazione Raggi ha una relazione complicata con i bandi pubblici: la sindaca ha spesso detto che la sua amministrazione avrebbe fatto le cose perbene, senza affidamenti diretti, ricorrendo poi a numerosi affidamenti diretti (come nel caso ormai famoso di Spelacchio) o finendo per dover ritirare bandi come quello per Roma Multiservizi dopo i rilievi dell’Antitrust e i rischi di ricorsi al TAR.