Come Salvini fischietta sul bonus ai leghisti (stesso stile dei 49 milioni)

Categorie: Opinioni

Francesca Schianchi sulla Stampa oggi fa notare l’assordante silenzio del noto statista Matteo Salvini sul bonus 600 euro per le partite IVA che hanno chiesto e ottenuto un sacco di leghisti:



Hanno un bel da scrivere i giornali, che i sospetti si addensano su due eletti del suo partito, invitati, pare, al silenzio stampa. Che i nomi usciranno, dopo la presa di posizione di ieri del Garante  della privacy. Nemmeno l’intervista al consigliere comunale di Firenze Ubaldo Bocci, oltre 200mila euro di reddito nel 2018, che candidamente ammette di aver ottenuto i 600 euro per poi darli in beneficenza, è sufficiente a scatenare l’indignazione pubblica del solitamente incontenibile senatore. D’altra parte, agli albori della vicenda, pochi giorni fa, sosteneva fosse sì una vergogna che un parlamentare chiedesse il bonus, ma lo era pure che il decreto lo permettesse e che l’Inps li abbia erogati. Un bel modo di scaricare almeno un po’ della responsabilità dai parlamentari coinvolti: tutti colpevoli, nessun colpevole. Non solo chi li ha chiesti, dimostrando nessun rispetto per chi in quei mesi arrancava veramente, ma anche chi non ha approntato controlli tempestivi e chi ha erogato i soldi: peccato che proprio Salvini, in pieno lockdown, proponesse con convinzione di adottare “il modello svizzero con cui, compilando un solo foglio, ti accreditano fino a 500mila franchi. Più velocità e meno burocrazia”.



Ora, mentre tutti gli occhi sono puntati sul suo gruppo parlamentare, lui fischietta e parla d’altro. Come ha fatto in passato per i 49 milioni di euro, o per il Russiagate. Se oggi usciranno nomi del Carroccio, chissà che non sia la volta buona di commentare e agire. E con la sua nota durezza.

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