Come la burocrazia sta uccidendo Notre Dame

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-13

A sei mesi dall’incendio, la ricostruzione è di fatto ferma. Alle nuove regole per la sicurezza, si sono aggiunte le lentezze burocratiche. Ogni intervento deve superare l’approvazione della Sovrintendenza, con pareri spesso contraddittori

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La cattedrale di Notre Dame è stata semi-distrutta da un incendio il 15 aprile scorso. Nell’occasione abbiamo potuto ammirare Donald Trump in versione Umarell e tutta una serie di complotti patridioti sui misteriosi uomini nella chiesa che in realtà erano pompieri. Oggi però, a sei mesi dall’incendio, la ricostruzione è di fatto ferma. Anais Ginori su Repubblica spiega che i fondi non mancano, oltre 850 milioni di euro di donazioni di cui già un terzo stanziati. E invece i lavori di consolidamento hanno già accumulato tre mesi di ritardo.

Il primo stop è arrivato a luglio quando il Prefetto ha ordinato di sospendere il cantiere. La guglia ottocentesca che si è fusa nell’incendio ha rilasciato trecento tonnellate di piombo nell’area. Anche se i primi prelievi erano rassicuranti, le autorità hanno improvvisamente deciso di effettuare nuovi accertamenti dopo che alcune associazioni hanno denunciato una sottovalutazione del pericolo sanitario. Le scuole dei dintorni sono state controllate, gli abitanti dell’Ile de la Cité hanno fatto esami del sangue, come tutti gli operai del cantiere. Non sono stati riscontrati livelli allarmanti e a metà agosto, il cantiere di Notre-Dame ha riaperto ma con procedure di sicurezza molto più rigide.

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La ricostruzione di Notre Dame bloccata dalla burocrazia (La Repubblica 13 ottobre 2019)

Il perimetro dei lavori è stato diviso tra una “zona pulita” e una “zona contaminata” da cui si esce solo dopo aver fatto una doccia. Gli operai indossano maschere e scafandri con guanti che rendono molto più lunghi e complessi gli interventi. L’Ispettorato del Lavoro ha mandato una funzionaria che vigila su ogni dettaglio, in rotta con gli altri responsabili del cantiere, come l’architetto della Sovrintendenza, Philippe Villeneuve, che ha ripetuto come il piombo, diversamente dall’amianto, non si diffonde nell’aria ma si deposita. «Per essere contaminati bisogna leccare una zona coperta di piombo» ha spiegato Villeneuve.

Alle nuove regole per la sicurezza, si sono aggiunte le lentezze burocratiche. Ogni intervento deve superare l’approvazione della Sovrintendenza, con pareri spesso contraddittori. I bandi seguono il normale iter senza tenere conto dell’urgenza della situazione. Lo smantellamento dell’impalcatura sul tetto non è cominciato perché da mesi si aspetta che arrivino i montacarichi.

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