La storia del Coronavirus alla clinica San Raffaele Rocca di Papa e dei pazienti COVID-19 in corsia con gli altri

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-22

I carabinieri del NAS hanno depositato un’informativa per il procuratore di Velletri Giuseppe Travaglini nella quale si indaga su 30 e più morti sospette. Nella struttura si contano 161 positivi, di cui 121 pazienti e 40 operatori sanitari e per questo la procura indaga per omicidio colposo

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“La San Raffaele di Rocca di Papa deve adempiere alle prescrizioni per la sicurezza degli ospiti e dei pazienti. L’unica cosa che deve fare questa struttura è rispettare le prescrizioni date per la tutela dei pazienti e per il contrasto al COVID-19″: un comunicato della ASL Roma 6 porta alla luce tutta l’assurdità della storia del focolaio scoppiato nella città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio. Dove, secondo i verbali dell’ultimo sopralluogo degli ispettori della Asl e dei carabinieri del Nas di Roma, pazienti positivi al Coronavirus SARS-COV-2 sono stati lasciati negli stessi reparti degli altri, mentre gli operatori sanitari erano assenti di notte.

La storia del Coronavirus a Rocca di Papa e dei pazienti COVID-19 in corsia con gli altri

Il Messaggero racconta che i carabinieri del NAS hanno depositato un’informativa per il procuratore di Velletri Giuseppe Travaglini nella quale si indaga su 30 e più morti sospette. Nella struttura si contano 161 positivi, di cui 121 pazienti e 40 operatori sanitari e per questo la procura indaga per omicidio colposo ed epidemia colposa. Secondo il racconto i controlli hanno riscontrato una mancata separazione tra degenti positivi e negativi, oltre all’assenza di percorsi emergenziani e di personale medico e infermieristico adeguato. La struttura è accreditata per 95 posti letto di lungodegenza e proprio lì è scoppiato il focolaio.

Nelle relazioni al sopralluogo del 20 aprile, scrivono gli ispettori e i carabinieri, «si è constatato che a fronte dei 70 pazienti presenti all’interno del reparto Rsa alle ore 12, solo 20 di loro erano stati adeguatamente assistiti nell’espletamento delle pulizie quotidiane rimanendo pertanto gli altri 50 privi di idonea igiene e assistenza». C’è dell’altro. Gli ispettori mettono nero su bianco che «dalla visione dei turni programmati per aprile in Rsa per la notte di domenica 20 non risulta la presenza di personale infermieristico e assistenziale».

coronavirus rocca di papa nas

Non solo. «Il numero dei pazienti positivi, trasformano di fatto la struttura in una Rsa Covid e il personale in servizio non appare sufficiente a garantire una assistenza adeguata». Delle evidenze emerse ha preso atto la sindaca Veronica Cimino che le ha fatte sue nell’ordinanza con cui ha chiesto alla struttura di dare immediata e secuzione alle prescrizioni sanitarie fornite dalla Asl e a provvedere al corretto smaltimento dei rifiuti da Covid. «La matematica non è una opinione – dice la sindaca – parleranno i numeri dei morti, dei malati. Sono i numeri che faranno giustizia».

Ma la storia non finisce qui. Perché ieri la San Raffaele ha risposto alle contestazioni della ASL. Come si legge nella posta certificata inviata a diversi uffici tra cui quello del direttore generale Narciso Mostarda, alla procura di Velletri, al commissariato di Polizia di Frascati, al comando dei Nas di Roma e al prefetto di Roma, il direttore sanitario Domenico Damiano Tassone specifica che:

– in riferimento alla non presenza di personale infermieristico e assistenziale programmato per il turno di notte del 20/4/2020, si chiarisce che la presenze del personale in turno constano di 7 infermieri e 2 medici di guardia.
– In riferimento “all’apodittica affermazione del dottor Cangiano” (responsabile dell’Uoc Autorizzazioni accreditamento e Controlli, ndr) che parlava del San Raffaele come “di fatto una struttura trasformata in una Rsa Covid-19 di tipo estensivo”, si chiarisce che la Direzione sanitaria ha “quotidianamente richiesto il trasferimento dei casi positivi ivi ricoverati” in quanto tale Rsa “non possiede i requisiti strutturali e organizzativi che consentono la permanenza di pazienti ad alto rischio infettivo per Covid-19”.
– E’ “inesatta” la dichiarazione secondo cui nella struttura “sia prevista la presenza di un solo medico di guardia”. Nel turno del 20 aprile vi erano infatti “due medici di guardia in servizio”.
– Da normativa regionale vigente “non è previsto un organico medico h24, ma solo attività medica garantita dai medici di Medicina generale del Servizio sanitario regionale”. I quali, “peraltro non si sono più recati presso la nostra Rsa, pur avendo la responsabilità medica prevista”.
– In merito alle dichiarazioni del vicesindaco di Rocca di Papa, la quale “riferiva la presenza in struttura di sole 5 unita’ per l’assistenza”, si risponde che dalle timbrature effettuate sono state rilevate “65 unita’ totali, di cui 44 operatori sanitari”.

Alla luce di queste spiegazioni, la richiesta del San Raffaele di Rocca di Papa alla Asl Roma 6 è quella di “modificare in via formale le conclusioni dei verbali, mediante apposite note da inviare a tutti i destinatari”. La lettera è stata inviata per conoscenza anche alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al ministro della Salute, Roberto Speranza, nonché alla Protezione civile.

COVID-19: il focolaio della clinica San Raffaele a Rocca di Papa

La replica della San Raffaele ha suscitato la controreplica della ASL Roma 6, che ha ricordato alla clinica che “deve adempiere alle prescrizioni date dalla Asl per la sicurezza degli ospiti e dei pazienti. La struttura, tra l’altro, è accreditata per 95 posti di lungodegenza, dove e’ scoppiato il focolaio, che è un setting assistenziale di natura ospedaliera le cui indicazioni circa il contenimento del virus sono state emanate sin dal 24 di gennaio”. Aggiungendo che “nessuna giustificazione né tanto meno sono accoglibili richieste di modificare i verbali. Una richiesta, questa, assolutamente anomala in quanto i verbali sono stati redatti all’interno di un percorso di audit e trasferiti alle autorità competenti”. L’unica cosa che deve fare questa struttura – prosegue la Asl – e’ “rispettare le prescrizioni date per la tutela dei pazienti e per il contrasto al Covid-19. I trasferimenti di persone che hanno bisogno di cure ospedaliere sono stati fatti e si continuera’ a farli secondo le indicazioni dei clinici della Asl. Oggi il tema è garantire la sicurezza”.

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E stamattina il presidente della clinica Carlo Trivelli ha parlato di “Un atteggiamento esclusivamente diffamatorio che ci sconcerta e restituisce un’immagine sempre più lontana dalla realta’ e una ricostruzione alquanto discutibile dei fatti che determina una informazione sempre più distorta in cui la caccia al colpevole diventa prioritaria a discapito del dovere di raccontare la verità. Tutto cio’ sta determinando grave preoccupazione ed allarme ai nostri 220 operatori che con vero senso del dovere ed abnegazione senza eguali stanno operando nel pieno rispetto delle normative. Appare singolare il comunicato emesso dalla Regione Lazio alle 20.02 che trova il tempo di emanare informazioni distorte e contraddittorie. La San Raffaele paga la richiesta fatta alla Regione di poter eseguire i tamponi ai nostri 220 operatori sanitari e circa 200 ospiti. Abbiamo rotto il muro del silenzio e questo non ci aiuta. Nella contesto della grave situazione che ha investito il territorio della Asl Rm6 ci auguriamo che le decine di ispettori inviati in questi giorni quotidianamente ed anche di notte al personale del San Raffaele abbiano con ugual scrupolo ispezionato anche tutte le altre strutture pubbliche e private del territorio”.

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