Chi sono gli eletti M5S che chiamano al telefono Salvini?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-13

«Molti M5S mi chiamano, sono persone con cui ho lavorato bene. E mi dicono: “non vogliamo passare dalla rivoluzione a morire renziani…»

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«Molti M5S mi chiamano, sono persone con cui ho lavorato bene. E mi dicono: “non vogliamo passare dalla rivoluzione a morire renziani…”»: a dirlo è stato Matteo Salvini ieri in diretta su La7, e subito è scattata la curiosità di capire chi sono gli eletti grillini che chiamano al telefono il Capitano, anche perché oggi al Senato andrà in scena una prima conta dei voti per la parlamentarizzazione della crisi e si avrà un primo test per la nuova maggioranza che sta nascendo e che prevede un accordo silente, per ora, tra MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali.  Intanto Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera racconta l’assemblea dei gruppi parlamentari, che è stata anche l’occasione di un confronto a tratti duro. Non sono mancate critiche al capo politico.

Da Gianluigi Paragone a Nicola Morra: sono stati diversi gli interventi che hanno sottolineato spunti di divergenza. C’è chi come il pragmatico Stefano Buffagni si è smarcato e messo in evidenza come il Nord sia stato abbandonato. Il sottosegretario ha anche raccontato di aver proposto dopo il risultato delle Europee un cambio netto: «O rifacciamo la squadra di governo o andiamo a votare».

Si è lamentata di non essere stata ascoltata anche Carla Ruocco, mentre molto duro è stato l’intervento di Luigi Gallo, esponete ortodosso vicino a Roberto Fico. «Basta fare i ragazzini», ha detto. E ancora ha chiesto polemicamente: «Come facciamo a far sì che questa assemblea sia democratica».

paola taverna gianluigi paragone

Di certo c’è che ieri Paola Taverna ha chiuso ad ogni ipotesi di governo con il PD («Ma te li sei dimenticati 5 anni con loro al governo?»), mentre Gianluigi Bombatomica Paragone nei mesi scorsi si era schierato in più occasioni auspicando per Luigi Di Maio  un passo indietro (sull’orlo del baratro) e che Matteo Salvini dovesse prendere il comando delle operazioni:

Farà un passo indietro? E da cosa?
«Lo farà. Decida lui da cosa. Abbiamo bisogno di una leadership forte: deve andare per sottrazione. Il Movimento ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri».

Il governo va avanti?
«Se dobbiamo andare avanti perché qualcuno ha preso gusto a fare il ministro, peste lo colga. Non è un’eresia staccare la spina al governo. Se si va avanti, accettiamo quello che hanno detto gli elettori».

E cioè? Fare la stampella della Lega?
«No, io non tradisco la mia identità, ma le chiavi di casa ora ce le ha Salvini. Bisogna dargli il Mef».

Leggi anche: La trattativa M5S-PD per il governo

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