Il grande ritorno (annunciato) della cassa integrazione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-09-17

Di Maio annuncia il ritorno della CIG per le aziende fallite nel decreto per Genvoa, ma alla fine salta tutto. E il M5S festeggia lo stesso

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Su Twitter c’è già chi chiede conto della storia ai collaboratori del ministro dello Sviluppo e del Lavoro: Luigi Di Maio ha annunciato nei giorni scorsi il ritorno della Cassa Integrazione per cessazione di attività ma il provvedimento, che doveva finire nel decretino per Genova, è stato rimandato. Ovviamente questo non ha fermato il giornalista Luca Telese, prontamente ripreso dal Blog delle Stelle, dal dare tutto come fatto e dal lamentarsi che i giornali non abbiano dato ampio risalto al miliardesimo annuncio del ministro.

Il grande ritorno (annunciato) della cassa integrazione

Di Maio vorrebbe varare la norma prima dell’incontro di venerdì al ministero dello Sviluppo Economico con i lavoratori della Bekaert, non a caso citati come esempio di destinatari del provvedimento nell’articolo di Telese, bisognerà vedere però se i tempi saranno rispettati. Con il Jobs Act del 2015 l’istituto della Cassa Integrazione è stato modificato e di conseguenza il sussidio, in calo a luglio del 57%, è stato utilizzato molto meno. Una delle modifiche introdotte dal Jobs Act riguarda l’eliminazione della CIGS per le aziende dismesse, secondo un principio logico: a che serve dare il sussidio che non intacca il legame di dipendenza tra lavoratore e azienda se l’azienda sta fallendo o chiudendo? Il risultato concreto però è stato che per molti lavoratori si è semplicemente ridotto il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali.

cassa integrazione di maio

Da qui l’idea della reintroduzione del sussidio: “Ora più che mai è stringente l’approvazione del decreto annunciato che ripristina la cassa integrazione per cessazione di attività. Per richiederlo a gran voce venerdì 21 settembre, al tavolo di trattativa in programma al Ministero dello Sviluppo Economico, ci presenteremo di nuovo accompagnati da tutti i lavoratori”, hanno detto i segretari generali di Firenze della Fim, Alessandro Beccastrini, della Fiom, Daniele Calosi, e dalla Uilm, Davide Materazzi, a margine del presidio dei lavoratori Bekaert di Figline sotto la sede di Pirelli a Milano.

La CIG per i lavoratori delle imprese che chiudono

La Bekaert, racconta oggi il Messaggero, però non è l’unico caso. I numeri li ha forniti lo stesso Di Maio in un’informativa alla Camera: a giugno 2018 al Mise risultavano aperti 144 tavoli di crisi, con 189.000 lavoratori coinvolti. Di queste crisi – ha spiegato il ministro – «sono ben 31 le aziende che in parte o totalmente sono state interessate da processi o decisioni di cessazione delle loro attività in Italia e conseguente delocalizzazione in altri Paesi comunitari o extra Ue. Stiamo parlando di oltre 30.000 famiglie interessate».

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La Cassa Integrazione prima e dopo il Jobs Act (Il Messaggero, 17 settembre 2018)

L’INPS ricorda sul suo sito che sono destinatari della CIGS i lavoratori subordinati, compresi gli apprendisti qualora dipendenti di imprese per le quali trovano applicazione solo le integrazioni salariali straordinarie e limitatamente alla causale di intervento per crisi aziendale, con esclusione dei dirigenti e dei lavoratori a domicilio, che siano alle dipendenze di un’azienda destinataria della normativa CIGS e possiedano almeno 90 giorni di anzianità di effettivo lavoro alla data di presentazione della domanda presso l’unità produttiva per la quale è richiesto il trattamento. In caso di crisi aziendale, per ciascuna unità produttiva il trattamento straordinario di integrazione salariale può avere una durata massima di 12 mesi, anche continuativi. Una nuova autorizzazione non può essere concessa prima che sia decorso un periodo pari a due terzi di quello relativo alla precedente autorizzazione. Il trattamento di integrazione salariale ammonta all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, comprese fra le ore zero e il limite dell’orario contrattuale.

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