Politica

«La sede di Casapound in via Napoleone III non si sgombera»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-20

Il ministero dell’Economia e delle Finanze non ha alcuna fretta di tornare in possesso dell’immobile: Tria lo fa sapere a Raggi

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Il ministero dell’Economia e delle Finanze non ha alcuna fretta di rientrare in possesso dello stabile in via Napoleone III che attualmente è occupato da Casapound. E ieri lo ha fatto sapere a Virginia Raggi, che aveva chiesto lumi a Giovanni Tria sullo stabile dopo una mozione approvata in Campidoglio. Scrive oggi Lorenzo D’Albergo su Repubblica:

Arrivata ieri sulla scrivania della sindaca Virginia Raggi, la nota del dicastero guidato da Giovanni Tria imbriglia una delle (poche) battaglie sostenute assieme da M5S e Pd in consiglio comunale: la sede di CasaPound in via Napoleone III, pieno Esquilino, non verrà sgomberata. Non subito, come si legge nella missiva, perché il palazzo di proprietà del Demanio occupato dai “fascisti del terzo millennio” non è a rischio crollo e non presenta nemmeno particolari problemi sotto il profilo igienico.

Così la vede il Mef, che di fatto fa propria la linea del vicepremier leghista e ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso dell’immobile preso dalle tartarughe frecciate dal 27 dicembre 2003 e da quel momento in poi mai liberato. Prima di rispondere alla prima cittadina grillina, che si era messa in moto su richiesta dell’Assemblea capitolina, il ministero ha bussato prima all’Agenzia del Demanio e poi in prefettura. E da entrambi gli enti ha ricevuto la medesima risposta: la sede di CasaPound non è tra le priorità, non è tra i primi palazzi da sgomberare nella lunghissima lista di quelli occupati nella capitale. Prima ci sono i 22 per cui ci sono sentenze o ordinanze del tribunale che impongono il rilascio e minacciano di costare condanne milionarie al Viminale in caso di mancata esecuzione.

La sede di Casapound quindi non è prioritaria:

Su via Napoleone III, invece, la giustizia si è dovuta arrendere davanti alla trasandatezza della pubblica amministrazione: nel 2003 nessuno dirigente del Miur, il ministero a cui il Demanio aveva affidato il palazzo, firmò la querela necessaria per avviare il processo per occupazione abusiva. Nessuno denunciò i quattro responsabili del blitz e il processo morì sul nascere. Ora il bis con il «no» del Mef al Comune: i militanti di CasaPound restino al loro posto. Anche se abusivi.

Leggi sull’argomento: Il senso di Salvini per Casapound

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