Attualità
I valorosi camerati di CasaPound che dicono che Stefano Origone «se l’è cercata»
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-05-24
Secondo il Primato Nazionale, l’organo ufficiale dei fascisti del Terzo Millennio Origone è un “danno collaterale” della campagna d’odio diffusa da Repubblica. In pratica la Polizia avrebbe menato un giornalista perché il giornale per cui scrive racconta quello che combina CasaPound. Ma davvero?
Un giornalista è stato picchiato dalla Polizia a Genova? Poco male, in fondo è di Repubblica, un giornale che «ha concorso a plasmare nel tempo una fake news dopo l’altra, un articolo fazioso e inesatto dopo l’altro, gli allarmi sull’inesistente “pericolo fascismo”». A scriverlo è il Primato Nazionale, organo di stampa ufficiale di CasaPound, ovvero di fascisti del Terzo Millennio, gente che sostiene di essere fascista ma dice che non c’è alcun pericolo del ritorno del neo-fascismo in Italia. Pretesto per dare addosso al quotidiano fondato da Scalfari le manganellate a Stefano Origone che ieri a Genova stava seguendo le manifestazioni contro il comizio di CasaPound.
Origone pestato? Tutta colpa di Repubblica
Nel brillante articolo apparso sul giornale di CasaPound si legge che i giornalisti di Repubblica hanno «legittimato e giustificato ogni loro violenza, il loro odio verso l’Italia, gli italiani e chi li difende, minimizzato – quando non taciuto – ogni attentato alle sedi di CasaPound, ogni assalto ai banchetti, ogni scritta infamante, ogni oltraggio a vittime e martiri, ogni esaltazione dei carnefici». Non è chiaro se tutte queste “colpe” siano ascrivibili ad articoli firmati da Origone, difficile. Prove, in ogni caso, non ne vengono portate. Ma che importa, in fondo quello che conta è il victim shaming perché le vere vittime sono sempre e solo i Fascisti del Terzo Millennio.
A quanto pare è perfettamente normale addossare ad un ben preciso giornalista “colpe” di un’intera categoria. Colpe tra virgolette, perché se i martiri sono quelli della Repubblica Sociale di Salò, esaltati a suon di “presente” dai camerati del partito di Di Stefano e Iannone, difficile parlare di oltraggio. Come del resto chi esalta i repubblichini di fatto esalta dei carnefici.
Ma è il ragionamento di fondo che è sbagliato. Se possiamo anche concordare sul fatto che Origone sia stato “sfortunato”, ovvero che sia stato picchiato per caso non è possibile sostenere che in quanto giornalista di Repubblica in fondo se lo sia meritato. E soprattutto non sembra una mossa molto intelligente – per un partito dove militano picchiatori e presunti stupratori – accusare una singola persona delle colpe di un’intera categoria. A meno naturalmente di non voler subire la stessa logica. Eppure quelli di CasaPound ci tengono a far sapere che loro sono mica tutti stupratori e che anzi è sbagliato dirlo “solo” perché due di loro sono stati arrestati per uno stupro commesso all’interno ad un locale abitualmente sede di ritrovo di CasaPound. E badate bene, il fatto che i due indagati siano difesi da un avvocato “di CasaPound” non significa nulla. Bene, anche i giornalisti non sono tutti spargitori d’odio, anche se lavorano per Repubblica.
Giornalisti state a attenti a non “parlare male” di CasaPound
C’è poi un’altra questione: il vittimismo dei camerati. Scrive il Primato Nazionale, e ritwittano altri, che chi semina vento raccoglie tempesta. Insomma se vai in piazza, magari per documentare quanto sta avvenendo stai “seminando vento” ed è normale che se la merda finisce nel ventilatore un po’ ti tocca di prenderne. Il curioso doppio standard di CasaPound è subito evidente perché non solo è pacifico che tra le fila di CasaPound ci siano dei picchiatori, alcuni di loro condannati ma è altrettanto evidente che nessun giornalista di Repubblica – tanto meno Origone – abbia mai riportato condanne del genere.
Il bello è che quando ad esempio i pacifici agnellini di CasaPound aggrediscono venti contro uno un ragazzo la cui unica “colpa” era quella di aver condiviso un meme ironico su Facebook (sì, sotto quella scorza dura sono camerati parecchio sensibili, attenti là fuori) il vicepresidente del partito sapete che fa? Minimizza tutto. Lo fa quando li si accusa di non pagare le bollette per la sede occupata dove vivono – tu guarda – i dirigenti del partito.«Un caso politico», dissero.
Lo fa quando deve affrontare le accuse di avere al suo interno picchiatori di gente inerme. È stato proprio Simone Di Stefano a derubricare a «episodi di scaramucce sul territorio» i casi delle bastonate identitarie non conformi quando a darle sono quelli di CPI. Inutile far notare come difficilmente si possa parlare di una qualche persone persecuzione nei confronti di CasaPound quando nei confronti dei suoi militanti e dei suoi dirigenti vengono contestate accuse come violenza, rapina, attentati incendiari, detenzione di armi, banda armata o aggressione a pubblico ufficiale.
Insomma non c’è alcun bisogno di raccontare che quelli di CasaPound sono fascisti, perché lo dicono loro stessi. Non c’è bisogno di dire che sono violenti, perché lo dimostrano coi fatti e con arditi motti di spirito come nel dubbio mena. Non c’è nemmeno bisogno di dire che sono razzisti, perché gli episodi di Casal Bruciato parlano da soli. Ma evidentemente non è più il tempo del me ne frego. È più comodo frignare, lamentarsi contro la stampa brutta e cattiva, magari godendo se per via “dell’effetto farfalla” un giornalista di Repubblica viene manganellato dalla Polizia. Ah, magari ci fosse ancora Lui.
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