L’affarone del calcio (per i procuratori)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-21

Nel 2013 le commissioni agli agenti, in totale in Europa, arrivavano a 218 milioni di euro, nel 2018 la cifra è salita a quota 548 milioni

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Ci sono 430 procuratori sportivi in Italia e il peso delle commissioni che i club devono pagare a questi professionisti cresce sempre di più. Basti pensare, racconta oggi Italia Oggi, che “se nel 2013 le commissioni agli agenti, in totale in Europa, arrivavano a 218 milioni di euro, nel 2018 la cifra è salita a quota 548 milioni. E l’Italia è tra i paesi che spende di più: nel 2018, con 132,6 milioni di euro di commissioni agli agenti dei calciatori, è seconda in Europa solo dietro all’Inghilterra (155,8 milioni) e davanti alla Germania (56 milioni di euro)”.

Quali sono le più importanti società di agenti di calciatori nel mondo? Sono due quelle che gestiscono la rosa di calciatori dal valore di cartellino più alto, pari a un miliardo di euro: la Stellar football ltd (Regno Unito) di Jonathan Barnett, che nel 2017 ha incassato 47,3 milioni di euro di commissioni, e che cura gli interessi di 330 stelle del football, tra cui Saul Niguez, Gareth Bale, Jordan Pickford, Kieran Trippier o Wojciech Szczesny; e la Gestifute (Portogallo) di Jorge Mendes, che nel 2017 potuto incamerare commissioni per 68,8 milioni di euro, seguendo un parco di 116 stelle tra cui, appunto, Cristiano Ronaldo, e poi Bernardo Silva, James Rodriguez, Ederson, Joao Cancelo o Angel Di Maria.

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I precedenti di Raiola (La Repubblica, 16 giugno 2017)

E in Italia?

Come detto, sul mercato italiano operano 430 procuratori, non sempre conosciuti dal grande pubblico. L’organizzazione italiana più importante, per valore della rosa gestita, è la World service agency srl di Roma, fondata dall’agente Fifa Alessandro Lucci. Segue gli interessi di un parco giocatori (27) da 254 milioni di euro di valore dei cartellini (al 14esimo posto assoluto nel mondo), tra cui Suso, Leonardo Bonucci, Alessandro Florenzi, Juan Cuadrado, Matias Vecino. Ha chiuso l’esercizio 2017 (con bilancio approvato peraltro solo il 28 gennaio 2019) con un valore della produzione di 526 mila euro (41 mila euro nel 2016) e un utile di 311 mila euro.

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