Bruno Rota, l'ATAC e i «delinquenti»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-07-29

Il giorno dopo l’addio all’azienda l’ex DG è un fiume in piena: «A Stefano converrebbe continuare a stare zitto, faccia silenzio. Deve piantarla lì. Perché sennò…». «È pazzesco, ma come si fa, questi sono dei delinquenti, è scandaloso». «Quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all’asilo»

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«A Stefano converrebbe continuare a stare zitto, faccia silenzio. Deve piantarla lì. Perché sennò…». «È pazzesco, ma come si fa, questi sono dei delinquenti, è scandaloso». «Quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all’asilo». Il giorno dopo il suo addio all’ATAC Bruno Rota riempie di interviste le pagine di tutti i giornali d’Italia. E quello che dice dell’amministrazione di Roma e dei consiglieri probabilmente è la pietra tombale sulla gestione grillina del’azienda di trasporti romana.

Bruno Rota, l’ATAC e i delinquenti

Nell’intervista rilasciata ad Alessandro Trocino del Corriere della Sera Rota tiene prima di tutto a precisare com’è andata la vicenda delle dimissioni, sulle quali è scoppiato ieri un piccolo giallo. L’ATAC ha infatti prima fatto sapere con una nota che al direttore generale erano state ritirate le deleghe, poi lui ha detto ai giornali di aver presentato le dimissioni una settimana prima. A questo punto l’ATAC ha dichiarato che le sue dimissioni non risultavano protocollate né comunicate all’amministratore unico Manuel Fantasia. Oggi lui spiega: «Ma quando mai, hanno fatto i furbi. Peggio ancora. Ma chi se la beve la novella del siluramento? Questo la dice lunga sulla serietà di queste persone. È l’ennesima dimostrazione che avevo visto giusto, che ho fatto bene ad andarmene per tempo». E ancora: «È pazzesco, ma come si fa, questi sono dei delinquenti, è scandaloso. Io le dimissioni formali le ho date il 21 luglio e la Raggi mi ha chiesto di restare e di soprassedere, almeno per portare a termine gli adempimenti più importanti. Nell’ultimo mese, verbalmente, le avevo già date più volte le dimissioni».

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Lo status di risposta di Enrico Stefàno a Bruno Rota

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La minaccia di querela di Enrico Stefàno a Bruno Rota

Rota sostiene di aver avviato le procedure per il concordato preventivo in ATAC e di aver fatto la selezione per l’advisor legale, ma anche di aver notato “manovre” intorno alla procedura: «Non mi faccia parlare, che direi cose sgradevoli e sono agitato. Quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all’asilo». Infine parla di Enrico Stefàno, consigliere a Roma e presidente della Commissione Mobilità, che ha accusato di avergli raccomandato persone e aziende:

Lei su Facebook ha denunciato pressioni da parte di Enrico Stefàno, consigliere M5S, che le avrebbe chiesto di promuovere i «soliti noti». Lui però smentisce e la invita a scusarsi. Cosa gli risponde?
«Questa è buona. Ma ci ha messo 24 ore a smentire, è stato muto da ieri. Ma dai, io rispondo alle cose serie».
Perché non ha denunciato prima le pressioni di Stefàno?
«Ma perché ho risposto a lui che mi diceva che non avevo fatto niente in azienda. Forse dovrebbe spiegare lui qualcosa dell’azienda che ho nominato. E l’ho fatto perché lui stesso citava il sistema di bigliettazione. Ecco,magari dovrebbe spiegare perché riceve le imprese che fanno forniture in azienda».

Bruno Rota e L’ATAC senza stipendi

Con Repubblica Rota conferma la vicenda del concordato preventivo e il fatto che ne avesse parlato con la Raggi e con gli altri:  «Stavo lavorando alla procedura per il concordato preventivo sotto la vigilanza del tribunale, la procedura ritenuta da me necessaria per risanare l’azienda evitando il fallimento. Ero riuscito anche a spiegare ai grillini cos’è un concordato». Purtroppo nessuno a Roma ne ha saputo nulla, in omaggio alla trasparenzaquannocepare che è il faro che guida questa amministrazione.

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Bruno Rota e l’ATAC senza stipendi (Il Messaggero, 29 luglio 2017)

Al Messaggero invece l’ex direttore generale fa sapere che ATAC non sarà in grado di pagare gli stipendi: «Qui c’è un’azienda che l’ultima volta è riuscita a pagare gli stipendi nell’ultimo quarto d’ora. È una situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare. La quantità di decreti ingiuntivi che ha accumulato è spaventosa…». Poi dedica una serie di repliche proprio a Stefàno:

«Io non ho fatto polemica con nessuno. Sono io ad essere stato attaccato da questo ragazzotto e ho reagito, perché non ho niente da nascondere. Non mi sposto di un centimetro da quelle affermazioni. Lui prima di rispondere ha aspettato due giorni…».
Ieri Stefano ha negato queste pressioni e ha detto che lei dovrebbe scusarsi.
«A Stefano converrebbe continuare a stare zitto, faccia silenzio. Deve piantarla lì. Perché sennò…».
Sennò? Di che appalti le avrebbe parlato?
«A me per un mese ha chiesto come mai non mi occupassi della bigliettazione. Ma lo sappiamo bene perché rompe le scatole sulla bigliettazione. La domanda dovreste farla voi: è normale che un politico tenga rapporti con società di bigliettazione?».
Ce lo dica lei.
«Guardi, si potrebbero incrociare anche alcune sue curiosissime affermazioni, per esempio sui nuovi bus a metano… Con tempistiche, diciamo,curiose».
Quali giovani avrebbe voluto promuovere il presidente M5S della Commissione Mobilità?
«I nomi sono i soliti. Ma io non ho fatto nessuna promozione e non ho allontanato nessuno, perché queste cose nelle aziende dove sono stato non succedono. Non ho mai avuto la tessera di nessun partito, ho sempre solo fatto il manager. Lo sanno tutti».

«Raggi mi supplicava di restare»

Rota, infine, parla anche con La Stampa: «Sì, ho approvato un regolamento di gare e contratti particolarmente rigido di cui Atac aveva bisogno. Ho ripristinato un rapporto corretto con l’autorità Anticorruzione. Ho affrontato le questioni sindacali con durezza, perché non si poteva fare diversamente. Ad esempio la circolare di quindici giorni fa che impone regole precise per la timbratura dei cartellini agli operatori della metropolitana. Lo so che potrebbe sembrare una cosa scontata ma qui non era così. E purtroppo non è ancora così perché alcune delle difficoltà, delle tensioni nascono proprio dal tentativo di mettere regole e farle rispettare. Per fare queste battaglie di educazione è normale che l’amministrazione ti deve sostenere il manager chiamato a questo compito. Non di nascosto o a chiacchiere ma con atti concreti».

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La risposta di Bruno Rota sullo status di Enrico Stefano

E la polemica con Enrico Stefàno? «Il vile che cerca di tirare un calcio a chi si ritiene non in grado di difendersi c’è sempre. Gli ho risposto per le rime».

Leggi sull’argomento: Perché il M5S per proteggere “i soliti noti” sta mandando a sbattere ATAC

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