Autostrade, la revoca ai Benetton e la gestione all’ANAS

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-22

L’articolo approvato “salvo intese”del Milleproroghe stabilisce che sia Anas a subentrare nella gestione dell’autostrada in un primo momento e poi che, in caso di revoca, gli unici risarcimenti dovuti siano per “i costi effettivamente sostenuti, nonché le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza dell’estinzione del rapporto concessorio”

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Il governo punta dritto alla revoca della concessione ad Autostrade e nel Milleproroghe spunta una norma che conferisce la gestione all’ANAS in caso di saluto al gestore. Scrive oggi Il Messaggero che la doccia fredda è stata doppia per le società concessionarie, che già avevano maldigerito il congelamento degli aumenti tariffari fino a fine giugno previsto nello stesso dispositivo. Non c’è soltanto il nuovo ruolo ritagliato per l’Anas,«contro ogni principio di concorrenza e libero mercato», dice l’Aiscat, visto che pur essendo pubblica è una società per azioni come le altre che si troverebbe a godere di un privilegio».

La norma è anche «palesemente incostituzionale, in quanto lede una pattuizione contrattuale», dicono le società, come del resto ha già dimostrato di recente il Tar. Senza contare il contrasto, in questo senso, con le norme comunitarie, visto che «le presenti disposizioni», è scritto nel testo dell’articolo 33, «sono inserite di diritto nei contratti e nelle concessioni autostradali, anche in quelli già in corso di esecuzione». Così si spiega tutto lo «sconcerto e l’incredulità» dell’Aiscat, per una manovra che «rischia di provocare conseguenze estremamente gravi per diverse società concessionarie, in particolare di quelle quotate in Borsa».

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Autostrade, le concessioni di Atlantia (Il Messaggero, 22 dicembre 2019)

Spiega oggi Il Fatto Quotidiano che l’articolo approvato “salvo intese”del Milleproroghe stabilisce che sia Anas a subentrare nella gestione dell’autostrada in un primo momento e poi che, in caso di revoca, gli unici risarcimenti dovuti siano per “i costi effettivamente sostenuti, nonché le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza dell’estinzione del rapporto concessorio”. Già così il costo di far fuori Autostrade sarebbe dimezzato, ma c’è di più:

Se la revoca avviene per “inadempimento” (tipo il crollo del ponte), quanto dovuto dallo Stato sarà al netto di quel che l’azienda dovrà risarcire e sarà pagato solo alla fine del processo. Insomma, poco e niente e pure a babbo morto. Infine, l’abolizione della concessione-legge dei Benetton: queste nuove regole varranno per tutti i contratti anche quelli in essere e “anche ove approvati per legge”- e le clausole contrarie sono “da considerarsi nulle ai sensi dell’art. 1419, comma 2, del codice civile”(il quale, a sua volta, stabilisce che la nullità di alcune clausole non annulla il contratto “se le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative”). Un quadro giuridico che consentirebbe la revoca ai danni di Autostrade per l’Italia o (nella versione Pd) di mettere la pistola sul tavolo nelle trattative per la revisione dei vantaggiosi contratti in essere di Aspi & C.

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