«A Brescia eravamo un’eccellenza, poi Formigoni dirottò i fondi verso i privati»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-10

Lucio Mastromatteo, ex direttore generale degli Spedali Civili di Brescia dal ’98 al 2008, spiega in modo assai colorito la sconfitta della sanità lombarda di fronte all’emergenza Coronavirus

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Il Fatto Quotidiano oggi pubblica un’intervista a Lucio Mastromatteo, ex direttore generale degli Spedali Civili di Brescia dal ’98 al 2008, che spiega in modo assai colorito la sconfitta della sanità lombarda di fronte all’emergenza Coronavirus:

Come siamo arrivati a questo punto soprattutto a Bergamo e Brescia?
In Lombardia pensavamo di essere un’eccellenza. Oggi la tragedia ci dice che siamo sotto la sufficienza. La sanità pubblica è stata azzoppata e mortificata in tutti i modi. Sia quella ospedaliera sia quella di prevenzione, la medicina di territorio e di comunità. Non si spiega altrimenti la tragedia che stiamo vivendo. In queste province abbiamo fior di cervelli, la tecnologia, l’università e ci facciamo fregare così da un virus?

Il modello lombardo non è poi così virtuoso?
È un male antico. Ero direttore del Civile e un giorno il professor Callegari mi dice: ‘Ha letto il Los Angeles Times? Siete al decimo posto nella classifica degli ospedali del mondo!’. Un’agenzia indipendente americana era venuta a osservarci e aveva riconosciuto l’eccellenza della struttura. Eravamo balzati al primo posto in Europa. Il sottosegretario Onu Staffan De Misturasi fermòcon noiuna giornata intera per conoscerci. Ma in Regione Lombardia non erano per niente entusiasti, non gradivano che un ospedale pubblico salisse in quel modo. Formigoni puntava sul privato. E la Regione ci ha sempre ostacolato.

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Cosa le dissero allora?
Non una parola sul riconoscimento Usa. Solo che dovevo tagliare, tagliare, tagliare, avrei dovuto chiudere il 30% dell’ospedale perché era inutile. Qualcosa ho dovuto fare, ma a molti tagli ho detto no. E non ho mai preso il premio del 20% di stipendio a differenza di tanti miei colleghi.

Come bisogna riprogrammare il sistema?
Investendo tutto quello che serve. Oggi è chiaro che la sanità pubblica è l’industria strategica numero uno nel mondo. Investiamo in prevenzione, perché la catastrofe sembra sempre lontana finché non ci scivoli dentro. E poi curiamo gli ospedali, che sono come un fratello maggiore, sempre lì 24 ore su 24, pronti a tenderti una mano quando serve. Affidiamoci al merito. Premiamo davvero chi lo merita, con tutto il cuore.

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