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Dal 3 giugno le Regioni potranno tracciare chi arriva

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-01

Quando si arriva in aeroporto o al porto bisognerà compilare un modulo con tutte le informazioni relative a quanto accaduto prima del viaggio. Saranno i governatori a dover decidere che tipo di informazioni richiedere

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Per la riapertura dei confini tra le Regioni attesa per il 3 giugno basterà applicare il decreto legge del 16 maggio, che indicava il 3 giugno come data dalla quale gli spostamenti in Italia possono essere limitati solo se la curva dei contagi dovesse risalire e si rendesse necessario far scattare nuove zone rosse. Ma c’è una novità: le Regioni potranno tracciare chi varca i confini regionali e conservare i dati per due settimane. Sono previsti controlli anche sui passeggeri di navi e aerei mentre gli albergatori potranno offrire test sierologici volontari a chi ospitano.

Dal 3 giugno le Regioni potranno tracciare chi arriva

Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni spiegano sul Corriere della Sera che la mediazione del ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia con i governatori che si ribellavano all’apertura di tutta Italia, Lombardia e Piemonte comprese, si è risolta con un compromesso: la possibilità di «registrare» tutti gli ingressi ed effettuare i test sierologici (soltanto in maniera volontaria), in alcuni casi convincendo gli albergatori ad offrirli ai clienti. Anche perché, come ha ribadito ieri il titolare della Salute Roberto Speranza, «il rischio c’è e sarebbe sbagliato non riconoscerlo, quindi lo stiamo assumendo, provando a gestire una fase diversa». Per il rischio zero, ha spiegato il ministro, il governo avrebbe dovuto «conservare un lockdown assoluto per mesi, ma il Paese non avrebbe retto».

Prima di mercoledì il presidente del Consiglio Giuseppe Conte potrebbe rivolgere un appello alla responsabilità individuale dei cittadini nell’affrontare questa nuova e delicata fase dell’emergenza da coronavirus. Ma non ci sarà bisogno di altri provvedimenti o Dpcm, perché la libertà di spostamento tra le regioni (e anche per chi proviene dall’estero) è già prevista nel decreto legge entrato in vigore il 18 maggio scorso. La raccomandazione riguarda i comportamenti sociali, soprattutto in vista dei viaggi.

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Le regole fondamentali restano il distanziamento sociale, l’uso della mascherina quando non è possibile stare ad almeno un metro dagli altri e il rispetto del divieto di assembramento. I governatori potranno firmare ordinanze restrittive e in caso di nuovi focolai decidere«zone rosse» in accordo con il governo, ma nulla che possa limitare la libertà di movimento dei cittadini. Nei colloqui di queste ore con i presidenti delle Regioni del Sud, Boccia ha appoggiato l’istituzione di controlli «perché se vengono fatti in maniera adeguata possono aiutare l’intero Paese nel contenimento del virus». E così ha accolto le proposte di chi, Sicilia e Sardegna in particolare, vuole difendere i territori dove il numero dei “positivi” è sempre stato basso. «In Puglia i controlli saranno affidati alle forze dell’ordine», annuncia il governatore Emiliano.

Il modulo da compilare quando si arriva nelle Regioni

Il quotidiano spiega che quando si arriva in aeroporto o al porto bisognerà compilare un modulo con tutte le informazioni relative a quanto accaduto prima del viaggio. Saranno i governatori a dover decidere che tipo di informazioni richiedere, ma è possibile che il questionario venga esteso ai familiari per sapere se si è stati a contatto con persone positive e quando.

Tutti i moduli potranno essere conservati 14 giorni, proprio come già avviene in alcuni ristoranti, ma anche quando si va dal parrucchiere o in palestra. Nei luoghi dove si può arrivare in treno o in macchina è possibile che si decida di delegare questa incombenza agli albergatori, o a chi gestisce le case in affitto. Il primo controllo sarà dunque effettuato al momento di prendere il volo o di imbarcarsi su navi e traghetti. Oltre alla misurazione della temperatura, i passeggeri saranno tracciati con le generalità e dunque potranno essere contattati qualora si scoprisse che a bordo c’era una persona positiva al Covid-19. Se saranno accertati contatti diretti con chi si è ammalato, si dovrà entrare in quarantena.

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Rimane la possibilità di poter offrire un test sierologico e dunque di lasciare ai turisti la scelta di sottoporsi all’esame in maniera volontaria.

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