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Zaki rischia fino a 5 anni e la sentenza “non prevede diritto d’appello”

neXtQuotidiano 14/09/2021

Potrebbe essere il capitolo finale della vicenda egiziana di Patrick Zaki, il cui processo comincia oggi. Si teme per la sentenza che non potrà essere impugnata una volta emessa

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Patrick Zaki è arrivato al tribunale di Al Mansoura, in Egitto, e “presto” inizierà la prima udienza del processo che lo vede imputato. Lo hanno riferito su Twitter gli attivisti dell’account ‘FreePatrick’, precisando che sono presenti, oltre agli avvocati dello studente, i rappresentanti delle ambasciate di Italia, Germania e Canada e un legale della rappresentanza Ue in Egitto.

“Come si temeva, dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva, Patrick Zaki va a processo. La prima udienza è prevista domani, 14 settembre. Gli è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta”. Lo ha reso noto ieri su Twitter il portavoce di Amnesty International in Italia, Riccardo Noury che poi continua “Avevamo già chiesto al governo in passato di intervenire perché temevano che sarebbe andata così e adesso ogni minuto che passa senza un’azione diplomatica seria dell’Italia è un minuto colpevolmente perso. Passati 19 mesi dall’inizio della detenzione preventiva di Patrick, era chiaro che la procura da quell’infinito castello di prove segrete contro Patrick avrebbe tirato fuori qualcosa per mandarlo a processo. Questo qualcosa è uno scritto di Patrick in difesa della minoranza perseguitata dei cristiano-copti e risalente al 2019”, aggiunge Noury, sottolineando che “era facile prevedere che sarebbe andata così”

Al via il processo Zaki, rischia fino a 5 anni e la sentenza “non prevede diritto d’appello”

Il caso ha scatenato l’ira sui social dei tantissimi che avevano chiesto si intervenisse rapidamente sulla liberazione del ragazzo che ormai da quasi due anni è costretto alla detenzione.

Il processo inizia domani, sarà giudicato a Mansoura, in Egitto, dalla seconda sezione del tribunale d’emergenza per la sicurezza dello Stato, la cui procedura “non prevede diritto d’appello”. Lo spiega Lubna Darwish, a capo del dipartimento per i diritti delle donne e la difesa di genere dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong egiziana con cui collaborava lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna.

“Purtroppo è così nei tribunali d’emergenza per la sicurezza dello Stato”, prosegue Darwish riferendosi alla non impugnabilità della sentenza e sottolineando che Zaki, sulla base delle accuse che gli sono state mosse, “rischia fino a 5 anni di carcere”.

“Noi speravamo che sarebbe stato rilasciato poiché le accuse sono false ed il verbale d’arresto è stato falsificato. Ma ora affrontiamo il suo processo sulla base di un articolo che ha scritto!”, ha aggiunto l’esponente dell’Eipr. Secondo l’ong, Zaki stato incriminato sulla base degli articoli 80 e 102 (bis) del codice penale per un articolo in cui raccontava la sua vita da cristiano copto in Egitto scritto nel luglio del 2019.

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