Fact checking
“Ma che te ridi?” Gli animalisti contro Giulia Innocenzi per il servizio “comico” sui cani macellati a Yulin
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-10-04
Ieri le Iene hanno mandato in onda il servizio di Giulia Innocenzi che ha fatto un “blitz” al festival della carne di cane di Yulin. Ma il pubblico non ha gradito i molti – inutili – siparietti comici inseriti all’interno del filmato in cui i cani morivano
Del festival di Yulin e della “tradizione” cinese di consumare carne di cane ne abbiamo parlato tempo fa. Ieri ad affrontare il tema per le Iene è stata Giulia Innocenzi, nota per le sue inchieste sul benessere animale e per il suo impegno animalista. Senza dubbio è stato molto difficile realizzare il servizio. E non solo perché la Innocenzi è vegetariana, lo sarebbe anche per un qualsiasi occidentale visto che da noi i cani godono di tutt’altra considerazione e di uno status “sociale” molto diverso.
Perché mandare in onda un servizio di questo tipo?
Il filmato integrale, non censurato, dura quaranta minuti e a volte, vuoi per stemperare la tensione vuoi per involontaria goffaggine durante la registrazione ci sono dei momenti “buffi” dove la Innocenzi si lascia andare. Ad esempio quando lei e l’operatrice delle Iene devono “nascondersi” reclinando i sedili dell’auto la Innocenzi ride di gusto perché a suo dire la situazione in cui si trova (semplicemente distesa sul sedile) è assai ridicola. Non essendo in diretta non c’era alcun bisogno di mettere quella parte, evidentemente in fase di montaggio si è deciso che andava bene così. Ma del resto si potrebbe discutere di molte cose del servizio, una su tutte l’idea di andare in giro per Yulin con il completino da “iena”, ovvero camicia bianca e cravatta, che non passa certo inosservato. Eppure la Innocenzi ribadisce in più di un passaggio «non dobbiamo attirare troppa attenzione». Tant’è che alla fine per entrare nel famigerato mercato le Iene dovranno fare ricorso ad un complice che entrerà al posto loro.
Passa qualche minuto e la Innocenzi va in bagno a controllare il funzionamento delle telecamere nascoste. Nella narrazione del servizio questo serve anche per verificare se le due inviate erano pedinate. Succede però che per una disattenzione lo smartphone “con dentro i messaggi di una vita” scivoli dentro la turca. Seguono un paio di minuti degni di un film con Christian De Sica dove la Innocenzi impreca e si va alla caccia del cellulare perduto. Fortunatamente viene recuperato ed ecco un’altra idea geniale: dobbiamo comprare del riso. È noto infatti che il riso attira i cinesi che poi riparano l’apparecchio (forse però sono tutti impegnati a mangiare cane).
Molti si sono perché questo spezzone (e altri) siano stati inseriti nel servizio. Il fatto che ci sia il commento voice over della Innocenzi lascia intendere che durante la fase di montaggio sapesse che quella parte poteva essere mandata in onda. Altrimenti sarebbe stata tagliata così come le decine di ore di girato che non sono state trasmesse.
Le critiche al servizio di Giulia Innocenzi
Una possibile spiegazione è che in un servizio su un tema così “duro” serviva qualcosa per allentare la tensione e rendere più facile la visione del programma. In fondo le Iene sono un programma di intrattenimento. Eppure quando sono state mandate in onda altre inchieste, ad esempio sulla pedofilia, il traffico di droga o altri tempi “difficili” non abbiamo assistito ad un tentativo così goffo di “sdrammatizzare”. Anche quando la Innocenzi fece il suo famoso blitz nell’allevamento di maiali il tono generale era ben diverso.
Più che un’inchiesta giornalistica si ha l’impressione che si tratti di un reportage da turista per caso alla ricerca delle strambe usanze locali. Certo, c’è la scena dell’uccisione di un gatto che poi viene sgozzato, lo stesso vale per un altro povero cane. Ma oltre a questa indicibile galleria degli orrori non c’è nulla. È una visione quasi pornografica (e senza dubbio scene analoghe, con animali diversi, si possono girare nei mattatoi italiani) alla quale manca però la dovuta componente d’inchiesta. Il tentativo cioè di indagare sul fenomeno, sulla provenienza dei cani, sulla tradizione che viene data per scontata (anche se in realtà il festival di Yulin è stato inventato meno di dieci anni fa).
Sono in molti a non aver capito il senso di questa messa in mostra dei pezzi di carne di cane. Serviva a dimostrare di avere coraggio di affrontare un’esperienza drammatica? Allora non c’era alcun bisogno di mandarlo in onda. Anche perché di fatto le Iene non hanno fatto nulla: la Innocenzi non è riuscita ad entrare nel mercato e anche per l’operazione di salvataggio il lavoro sporco è stato fatto da alcuni volontari.
La stilista Elisabetta Franchi si è unita al coro delle critiche chiedendo come sia stato possibile trasmettere un filmato «montato con così tanta leggerezza al limite del comico». La Franchi, che si batte proprio contro il Festival di Yulin ha scritto di aver trovato «triste e fuori luogo l’inclusione di queste scene imbarazzanti e comiche all’interno di un video così toccante e doloroso». Di sicuro nessuno si aspettava che la Innocenzi andasse in Cina a liberare migliaia di cani, ma forse proprio in nome del rispetto degli animali certe scene si poteva evitare di metterle. Il problema è che a quel punto sarebbe rimasto solo un documentario su come si macellano cani e gatti, girato da complici e aiutanti.