Che cosa vuole fare davvero Salvini al sud

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-12

Stefano Feltri lo spiega sul Fatto

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Dopo gli slogan è il momento dei programmi. E quello di Matteo Salvini, pubblicato sul Foglio di ieri, lo spiega oggi Stefano Feltri sul Fatto, mettendo in luce anche tutte le «particolarità» di una proposta economica che non dovrebbe fare così felici i cittadini del Sud, ai quali attualmente si sta rivolgendo, con risultati contraddittori, la lista NOI CON SALVINI. Spiega Feltri che il programma di Salvini ha un pregio: è chiaro. Chiaramente di destra, anche se magari incostituzionale, ma sicuramente di destra. E con questo si spera che tutta la storiella del fasciocomunismo sia definitivamente sbufalata:

Il primo passo è l’uscita dall’euro, ovviamente: un’operazione che “potrà essere attuata solo con un’iniziativa di governo, non certo con un referendum”. Non si capisce bene come dovrebbe funzionare, ma l’importante è sganciarsi senza perdere tempo, a differenza di quanto vuole fare il Movimento Cinque Stelle che cerca prima il consenso popolare. Tornare alla lira è la parte meno traumatica del programma di Salvini. “La chiave del nostro modello sarà la produzione domestica, non certo l’importazione di beni prodotti chissà dove”, scrive il leader leghista. E come si fa a sottrarsi, oltre che all’euro anche alla globalizzazione? Si spingono le imprese a produrre in Italia quello che oggi comprano in Cina o in Vietnam. E se i costi sono troppo alti, nessun problema, ci pensa lo Stato a ripianare le perdite.

Feltri poi spiega la questione della Flat Tax, dell’IMU e della riforma Fornero da cancellare::

TUTTO DA ROTTAMARE il sistema fiscale di oggi, e avanti con la flat tax, l’aliquota unica uguale per tutti, ricchi e poveri. Cancellando, si immagina, l’articolo 53 della Costituzione che vieta questo tipo di imposte (“Il sistema tributario è informato a criteri di progressività). Con la flat tax del modello Salvini, hanno calcolato Francesco Daveri e Luca Danielli su lavoce. info , ci sarebbe un gettito inferiore a quello attuale di 70,5 miliardi, anche ipotizzando l’entrata una tantum del rientro di capitali dall’estero o dell’emersione di economia sommersa grazie all’incenti – vo dell’aliquota bassa. Qualche altra di decina di miliardi servirebbe per abolire la riforma Fornero delle pensioni, che vale circa 8 miliardi all’anno fino al 2021. E poi via anche l’Imu sulla prima casa, addio agli anticipi dell’Iva da parte di imprese e professionisti, dimenticate il bollo sui risparmi e perfino l’Irap (che da sola porta allo Stato 40 miliardi di euro all’anno e finanzia il servizio sanitario nazionale).

matteo salvini sud claudio borghi
Infine si arriva alla domanda chiave: Da dove arriveranno tutti questi soldi? State bene a sentire:

L’unica fonte di copertura citata è questa: “Sostituire spesa per regioni arretrate con spesa produttiva, in modo da creare lavoro vero”, che significa un taglio dei trasferimenti in quel Mezzogiorno dove Salvini sta cercando consensi. I sussidi, dice Salvini, provocano “enormi disparità di costo a parità di prestazione”. Se si tagliano, o scendono i costi (grazie a miracolosi aumenti di efficienza o a riduzioni dei salari) o si riducono le prestazioni: meno ospedali, meno assistenza, meno strade e così via. Per il resto dei soldi no problem: la Banca d’Italia sarà un istituto popolare, le quote assegnate a tutti i neonati. Così potrà stampare tutte le lire che servono (l’inflazione non spaventa un leader così ambizioso).

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