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Come ha vinto Sala a Milano
Alessandro D'Amato 21/06/2016
Sala ha vinto perché non solo è riuscito a riportare al voto i suoi elettori del primo turno, ma anche perché per lui hanno votato il 91% degli elettori di Rizzo, il candidato della sinistra radicale che al primo turno aveva preso 19.000 voti. La differenza finale tra Sala e Parisi è stata di 17.000 voti
Matteo Renzi fa dire in giro che Giuseppe Sala era l’unico candidato scelto da lui in queste elezioni che hanno rappresentato una sconfitta per il Partito Democratico: una bugia patetica («Secondo me Giachetti conosce Roma meglio di chiunque altro, ha fatto il capo di gabinetto e ha fatto uno sciopero della fame per la legge elettorale. E’ romano e…romanista», per dirne una) che è perfettamente in linea con l’atteggiamento consolatorio di chi nega la realtà con il risultato di ritrovarsela poi contro nel momento più difficile. I suoi ascari intanto tornano a dire che non vogliono fare accordi con chi dice no a tutto, con gli estremisti, in una parola con la sinistra interna ed esterna al partito. Eppure proprio le modalità con cui è arrivata la vittoria di Sala dovrebbe far riflettere prima del disastro.
Roberto D’Alimonte ha spiegato come ha funzionato lo spostamento dei voti tra primo e secondo turno nel capoluogo:
Il caso di Milano è diverso. E questo deve far riflettere sul come i fattori locali giochino un ruolo importante. Sala ha vinto perché non solo è riuscito a riportare al voto i suoi elettori del primo turno, ma anche perché per lui hanno votato il 91% degli elettori di Rizzo, il candidato della sinistra radicale che al primo turno aveva preso 19.000 voti. La differenza finale tra Sala e Parisi è stata di 17.000 voti. Altro dato interessante a Milano è relativo al comportamento degli elettori del M5s che si sono astenuti in massa. Per la precisione l’88%. In pochissimi hanno votato il candidato del centro-destra e praticamente nessuno, considerando l’errore statistico, ha votato Sala.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.