Date anche all’Università Italiana la possibilità di assumere Ronaldo!!!!

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-08-13

Cosa hanno in comune il business del calcio e l’alta Formazione Universitaria?

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Cosa hanno in comune il business del calcio e l’alta Formazione Universitaria?

– Sicuramente due attività che hanno importanti ritorni economici. Una Premier League o una Ligas Spagnola sono un business importante. Un’ Alta Formazione che funzionasse determinerebbe ritorni economici mostruosamente più importanti sul sistema Paese.

– Sicuramente due attività che sono cambiate moltissimo negli ultimi decenni. 40 anni fa nel campionato italiano giocavano solo calciatori italiani come, quando ho iniziato io l’Università, salvo, tutto sommate, poche eccezioni, tutti quelli che intraprendevano la carriera universitaria rimanevano in Italia.

– Sicuramente negli ultimi 40 anni si è internazionalizzato il mercato dei calciatori esattamente come si è internazionalizzato il mercato dei docenti universitari.

università assunzioni

Ma le similitudini finiscono qui. Mentre il mercato del Calcio si è adeguato al cambiamento, quello universitario è rimasto attaccato come una cozza a paradigmi che non esistono più. Adesso la Juventus può reclutare Cristiano Ronaldo, l’Università italiana non può reclutare il Figalli di turno. Spieghiamo il perché. Supponiamo di imbattererci in un giovane Figalli. Chiaramente e manifestamente un fenomeno. Per essere assunto a tempo indeterminato in Italia deve avere le mediane e deve superare l’abilitazione nazionale. Ossia deve scrivere una decina di lavori; aspettare che siano accettati e pubblicati da riviste internazionale; aspettare ancora che la comunità scientifica li legga, li apprezzi e li citi; aspettare ancora che le pubblicazioni, in cui si citano i lavori di Figalli, siano pubblicati; aspettare ancora che esca il bando dell’ASN (Abilitazione Scientifica Nazionale) e, ovviamente, aspettare il tempo necessario per acquisire l’idoneità ad essere chiamato come Professore. Nel frattempo saranno passati almeno 4 anni e il Figalli di turno avrà ricevuto offerte allettanti da Francia e Stati Uniti.

Ma, direte voi, possiamo sempre chiamarlo per chiara fama e strapparlo agli stranieri. Peccato che in Italia vige un sistema dove tutti i docenti ricevono lo stesso stipendio, senza distinguere se uno sia eccellente o scansafatiche. La Juve poteva strappare Ronaldo al Real offrendogli un terzo del suo stipendio? Può l’Accademia Italiana strappare i Ronaldi della Scienza dagli USA, dalla Svizzera, dalla Cina offrendogli un terzo dello stipendio e condizioni al contorno peggiori? La questione non è se qualche Università italiana abbia contattato i vari Figalli proponendogli di ritornare Italia (quale sede non vorrebbe avere nello staff una Fields Medal? non scherziamo!) ma se fosse possibile fargli una proposta credibile e competitiva economicamente.

Altri Paesi (quale la Cina con il progetto Mille Talenti) hanno programmi per attirare l’eccellenza. Noi non ce l’abbiamo. Lo scorso governo aveva proposto le Cattedre Natta. Una proposta scritta con i piedi e giustamente rifiutata dalla comunità scientifica. Però l’Accademia ha la grave colpa di non aver proposto niente di alternativo non solo per reclutare ricercatori eccellenti per il sistema universitario ma soprattutto per frenare l’emorragia di cervelli che sta minando alla base la solidità della struttura universitaria stessa. I tifosi della Juventus si sarebbero accontentati se il DG avesse detto che aveva proposto a Ronaldo di venire a Torino per un terzo del suo stipendio e quel “cattivone” avesse rifiutato?

È esattamente lo stesso per noi Universitari. Non sarà troppo comodo lavarsi la coscienza dicendo che avevamo proposto al Figalli di turno di rientrare in Italia limitandosi ad offrirgli condizioni non competitive? Mi sbaglierò, non sarò sufficientemente informato, ma oltre a generiche e noiose lamentele su stipendi troppo bassi, non leggo da nessuna parte (né dai politici né, ohimè, dal mondo universitario) una qualsivoglia proposta concreta per uscire dalla mediocritas in cui si dibatte il morente sistema di alta formazione italiano e puntare finalmente all’eccellenza che rappresenta l’unica via per sopravvivere per l’Univesità e quindi, di conseguenza, per l’Italia.

*** Vincenzo Vespri è professore di matematica all’Università degli Studi di Firenze

Oltre ad essere un professore universitario  di Matematica che vede con sgomento l’università italiana andare sempre più alla deriva, sono anche un valutatore di progetti scientifici ed industriali (sia a livello italiano che europeo).

Vedere nuove idee, vedere imprese che nascono, vedere giovani imprenditori che per realizzare le proprie idee combattono fatiche di Sisifo contro il sistema paleo-burocratico  e sclerotizzato, è un’ esperienza tipo Blade Runner:

” Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,  
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser”.

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foto da Flickr

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