Il Tribunale di Napoli respinge il ricorso di Conte contro la sospensione da leader del M5s

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-03-08

Il Movimento 5 Stelle resta senza leader: il Tribunale di Napoli ha rigettato il ricorso di Giuseppe Conte contro la sospensione degli atti che lo nominarono vertice di partito

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Il Movimento 5 Stelle resta ancora, formalmente, senza un leader: il Tribunale civile di Napoli, che lo scorso 7 febbraio aveva sospeso “per gravi vizi nel processo decisionale” le due delibere con cui il partito aveva modificato il proprio statuto agli inizi di agosto dello scorso anno e nominato come leader Giuseppe Conte ha infatti rigettato il ricorso presentato dall’ex premier per la revoca dell’ordinanza di sospensione. Secondo i legali dei pentastellati Conte e i vertici del partito non sapevano di quel regolamento del 2018 che permetteva l’esclusione da ogni voto degli iscritti per tutti coloro che fossero entrati nell’Associazione Movimento 5Stelle da meno di 6 mesi.

Il Tribunale di Napoli respinge il ricorso di Conte contro la sospensione da leader del M5s

Fu proprio quello il “cavillo” a indurre il Tribunale partenopeo a congelare i vertici del Movimento. Nella pronuncia firmata da Francesco Paolo Feo questa mancanza viene richiamata tra le motivazioni alla base del rigetto del ricorso: “Rilevato che l’istanza in esame si fonda sulla produzione del documento qualificato ‘regolamento’, datato 8 novembre 2018 – si legge negli atti visionati da AdnKronos – dunque già da tempo esistente al momento dell’adozione delle delibere impugnate e che avrebbe legittimato l’esclusione dal voto degli iscritti da meno di sei mesi (sicché sarebbe superata, secondo l’istante, la motivazione sulla base della quale il Tribunale è giunto alla pronuncia di sospensione); tale documento, stante quanto prospettato nell’istanza di revoca, non sarebbe stato prodotto prima in giudizio perché, di esso, l’istante Associazione sarebbe venuta a conoscenza solo dopo la pronuncia dell’ordinanza di sospensione”.

Ma nel rigettare il ricorso, il giudice Francesco Paolo Feo, spiega come il regolamento 2018 non potesse essere ignorato dai vertici, richiamando, in un passaggio, quanto affermato dal reggente temporaneo Vito Crimi che aveva richiamato la presenza nel suo archivio mail del documento che avrebbe potuto mettere al riparo dalle beghe legali la leadership dell’ex premier. In sostanza i giudici fanno presente che il regolamento ritrovato da Crimi doveva intendersi “conosciuto, o comunque sicuramente conoscibile, fin dalla sua adozione”. “Peraltro – si legge – la funzione di presidente del Comitato di Garanzia al momento della convocazione dell’assemblea per l’adozione delle delibere impugnate era rivestita dalla stessa persona che la rivestiva al momento della assunzione del regolamento”, ovvero Crimi. Il 10-11 marzo ci sarà una nuova votazione per lo statuto, che probabilmente sarà oggetto di un nuovo contenzioso giudiziario, un attesa di un nuovo round, ovvero l’udienza di merito fissata per il 5 aprile.

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