Tre ministri da cambiare per il governo del cambiamento

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-12

Toninelli, Trenta e Giulia Grillo a rischio: per motivi diversi rischiano tutti e tre il posto

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Ci sono tre ministri da cambiare nel governo del cambiamento. Sono Giulia Grillo, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, e secondo Maurizio Belpietro che ne scrive su La Verità Luigi Di Maio e compagni, cioè il nucleo che ha il compito di tracciare la rotta per la realizzazione del contratto di governo, in particolare, sarebbero insoddisfatti dei risultati finora portati dal magnifico trio:

Il primo, ça va sans dire, è il responsabile delle Infrastrutture e dei Lavori pubblici, ovvero Danilo Toninelli. Il parlamentare pentastellato, che ai tempi del referendum costituzionale era accreditato nei talkshow televisivi come un super esperto di diritto, in pochi mesi ha collezionato gaffe indimenticabili. Anche senza il tunnel del Brennero, opera mai esistita se non nella fantasia del ministro, a stroncarne la carriera sono stati alcuni selfie nei giorni del disastro di Genova. Tanto infatti è bastato a seppellire le sue ambizioni politiche, al punto che se potessero, se cioè non significasse aprire una crisi, Di Maio e compagni l’avrebbero già fatto sparire.

I 5 stelle sostituirebbero volentieri anche Giulia Grillo, ossia la ministra della Salute. A differenza di Toninelli, la responsabile della Sanità non è una collezionista di gaffe. Tuttavia, a pochi giorni dall’apertura delle scuole ha contribuito a creare un po’ di confusione sul tema dei vaccini, lasciando appese all’incertezza migliaia di famiglie. Risultato, alcune non erano certe di poter mandare a scuola i propri figli non in regola con le disposizioni ministeriali, mentre altre non erano sicure di mandarli in quanto temevano che potessero essere contagiati da scolari ritenuti a rischio. Insomma, un gran pasticcio che certo non ha contribuito a sollevare le quotazioni del ministro. Che, a differenza dei colleghi, non è particolarmente visibile.

danilo toninelli luca bizzarri stazioni rosticcerie - 6

Come la Grillo, Elisabetta Trenta non è donna da palcoscenico. Prima che Di Maio la chiamasse a fare parte del governo, di lei non si sapeva nulla. A differenza degli altri due colleghi in bilico, la Trenta non è una parlamentare e dunque nessuno conosceva la sue idee. Quando *** fu nominata, i cronisti furono costretti a cercare in fretta di tracciare un curriculum, ma alla fine riuscirono a mettere insieme solo poche righe. Schiva e di poche parole, la ministra della Difesa si fa sentire il meno possibile.

Una volta, a seguito di un’intemerata di Matteo Salvini sul ruolo della Marina militare nei salvataggi in mare dei migranti, provò a dire che gli uomini in divisa erano al suo comando e non subordinati al Viminale, ma in pratica nessuno se la filò. Forse, a metterla in ombra, oltre al carattere, contribuisce il fatto che, a differenza di altri ministri, lei non è un politico, ma un tecnico e nel governo siede perché si è spesso occupata di sicurezza in zone difficili come Iraq, Libano e Libia. Tuttavia, il fatto di essere competente non sembra averle finora portato bene. I suoi la giudicano troppo silenziosa: più che un ministro, un ministro ombra. E questo, al momento, non è giudicato un vantaggio.

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