Le tre condizioni del PD per il governo con il M5S (fanno arrabbiare i renziani)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-22

Per il partito di Zingaretti il taglio, così come portato avanti in questa legislatura, non sarebbe accettabile se non inserito in una riforma complessiva che tenga conto anche della legge elettorale e che riprenda alcuni spunto della riforma Boschi. Ma i renziani insorgono

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Tre condizioni poste dal Partito Democratico per la nascita di un governo con il MoVimento 5 Stelle fanno scoppiare il caos… nel PD. Tra le tre condizioni ci sono lo stop al taglio dei parlamentari, che si è arenato in Parlamento a causa della crisi, quando mancava solo una lettura per l’approvazione definitiva e su cui i grillini stanno puntando molto nella loro campagna contro Matteo Salvini.

Le tre condizioni del PD per il governo con il M5S

Per il Pd il taglio, così come portato avanti in questa legislatura, non sarebbe accettabile se non inserito in una riforma complessiva che tenga conto anche della legge elettorale e che riprenda alcuni spunto della riforma Boschi naufragata al referendum. E c’è da segnalare che questa era la motivazione del no al taglio gridato dai renziani. L’altra richiesta forte di Zingaretti è l’abolizione dei due decreti sicurezza approvati dal governo gialloverde, avallati non senza mal di pancia da M5S, trattandosi di provvedimenti bandiera leghisti, mentre la terza è un accordo preventivo sui contenuti della legge di bilancio.

pd tre condizioni

E quando la voce delle tre condizioni si diffonde i primi ad arrabbiarsi sono i renziani. “Non ne sapevamo assolutamente nulla”, fanno sapere alle agenzie di stampa. Chiederete un chiarimento al segretario? “Noi in questa fase non chiediamo nulla”. Ma poi si osserva: “Se si voleva far fallire la trattativa lo si sarebbe dovuto dire subito”. Insomma, non era questa l’intesa raggiunta all’unanimità dal partito, viene ricordato. Ma come, si ragiona ancora, “incassi l’unanimità della direzione e poi vai alle consultazioni e detti altre condizioni? Onestamente non ne sapevamo nulla, vedremo…”. Ma c’e’ chi, tra i dem, si dice al contrario “non stupito” dell’atteggiamento del presidente del partito, Paolo Gentiloni, oggi nella delegazione salita al Colle. “Che faccia di tutto per far saltare una possibile intesa con i 5 stelle era chiaro”. Secondo alcune fonti parlamentari, infatti, sarebbe stato proprio l’ex premier a delimitare i confini delle tre condizioni che Zingaretti avrebbe messo sul tavolo.

I renziani si arrabbiano e i grillini sono d’accordo con i renziani

Dalla parte di Zingaretti si obietta che le tre condizioni sono la conseguenza dei cinque punti su cui Zingaretti ha ottenuto l’unanimità in Direzione. Ma la guerra nel partito è già scoppiata: “Se di fronte al rischio della destra così come ancora si presenta, con Salvini e Meloni in primissima linea, qualcuno nel Pd pensa di far saltare il banco di un possibile governo, istituzionale o di legislatura, sul taglio dei parlamentari, se ne assumerà la responsabilità di fronte al Paese e all’Europa. Le Condizioni sono quelle poste in direzione, altre Condizioni rischiano di essere fuori luogo in questo momento”, dice all’ANSA Anna Ascani, vice presidente Pd, dopo un colloquio con Matteo Renzi al Ciocco in Garfagnana.

pd m5s paragone

Ma le indiscrezioni di stampa in merito ai paletti fissati da Nicola Zingaretti all’alleanza coi 5 stelle vengono accolti con allarmismo anche da quella parte del Movimento che nutre più perplessità attorno alla nascita di un governo con il Pd. “Zingaretti si comporta come Giuda”, commenta con l’agenzia di stampa AGI una fonte qualificata, tra i principali detrattori, nel M5s, alla nascita del governo con il Pd. “Per noi l’alleanza con il Pd non si puo’ fare e comunque non si può fare a queste condizioni”, si scandisce. “Andiamo a votare così vediamo i geni leghisti in opera. Alla prova del governo vediamo come cambiano rispetto agli annunci”.

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