Marco Travaglio spiega perché Beppe Grillo ce l’ha con Di Battista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-16

Sul Fatto Quotidiano di oggi Marco Travaglio spiega perché Beppe Grillo ce l’ha con Alessandro Di Battista dopo l’uscita sul “Giorno della Marmotta” e i tentativi di riformare il MoVimento 5 Stelle che l’ex deputato vuole fermare

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Sul Fatto Quotidiano di oggi Marco Travaglio spiega perché Beppe Grillo ce l’ha con Alessandro Di Battista dopo l’uscita sul “Giorno della Marmotta” e i tentativi di riformare il MoVimento 5 Stelle che l’ex deputato vuole fermare:

Di Battista però sconta la fama che lo precede: quella di movimentista sfasciacarrozze, creata dai retroscenisti esterni e dai rivali interni, che però lui negli ultimi anni ha fatto troppo poco per smentire.Domenica poi,rispondendo all’Annunziata sull’ipotesi di Conte leader 5Stelle, ha detto un’ovvietà (“Conte prima dovrebbe iscriversi”), ma ha aggiunto: “Si vota e vediamo chi vince”. E questa frase ha mandato su tutte le furie Grillo, che l’ha vista come una sfida a Conte e come la negazione di ciò che il fondatore ripete ai suoi da settimane: la fase del capo politico con pieni poteri è superata, dunque niente conta all’O.k. Corral che destabilizzerebbe il governo e dilanierebbe i 5 Stelle; molto meglio una segreteria allargata a tutte le anime, come il direttorio che l’estate scorsa decise con lui la svolta giallorosa.

Soluzione a cui lavorano Di Maio, Fico, Taverna e altri. Questa è la posta in gioco, non certo il partito di Conte o la corsa di Di Battista verso la scissione o altre ipotesi fantascientifiche evocate (anzi auspicate) dai media nel fumettone quotidiano su un movimento mai capito né accettato (vedi la bufala dei soldi da Maduro).

alessandro di battista

Ma il problema, secondo Travaglio, è che M5S e PD non hanno un’alleanza stabile anche se a quella sono destinati:

Ora altre sfide cruciali arriveranno al dunque e nessuno sa come la pensino su Mes, decreti Sicurezza e nuove grandi opere (alcune utilissime, altre demenziali e criminogene). E alle Regionali di settembre andranno in ordine sparso: ora col Pd (in Liguria e forse nelle Marche), ora contro ilPd (in Campania, e ci mancherebbe: il Pd riciccia De Luca), ma senza una strategia. Che dovrebbe includere le Comunali del 2021: se il centrosinistra vuole davvero un’intesa organica col M5S, dovrebbe piantarla di far la guerra a Raggi e Appendino (peraltro senza uno straccio di candidato spendibile), magari in cambio del sostegno a figure tutt’altro che impresentabili come Emiliano in Puglia e altri buoni amministratori.

Tanto alle elezioni politiche, speriamo nel 2023 o comunque il più tardi possibile, l’unico nome utile per battere i cazzari sarà quello di Conte candidato premier della coalizione giallorosa, non quelli dei leader dei partiti. Ce n’è abbastanza perché chi ha la testa sul collo si metta subito intorno a un tavolo, lasci a casa i soliti sospetti, le nostalgie del tempo che fu e i vecchi rancori, sgombri il campo dalle corse solitarie, formi un vertice di 4-5 persone e metta nero su bianco ciò che solo interessa ai cittadini: le nuove cose da fare.

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