Marco Travaglio contro i soldi a Radio Radicale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-24

«Non chiedono mai per favore: pretendono, anzi esigono, come se tutto fosse loro dovuto, dalle amnistie alle svuota-carceri ai soldi per Radio Radicale»

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Marco Travaglio nell’editoriale di oggi sul Fatto dà man forte al progetto del MoVimento 5 Stelle di tagliare i fondi pubblici a Radio Radicale. Il direttore

Il chiagni e fotti è il loro sport preferito, che rende petulante e insopportabile ogni loro battaglia, anche la più nobile. Sempre lì a lacrimare contro il “regime”, di cui fanno parte integrante da cinquant’anni. Non chiedono mai per favore: pretendono, anzi esigono, come se tutto fosse loro dovuto, dalle amnistie alle svuota-carceri ai soldi per Radio Radicale. E, quel che è bizzarro per dei soi disant “liberisti e libertari”, lo esigono dallo Stato “illiberale e partitocratico”contro cui si scagliano dalla notte dei tempi.

L’ultima loro battaglia meritoria fu il referendum (vinto, anzi stravinto e subito tradito) del 1993 per abolire il finanziamento pubblico dei partiti: noi, ingenuamente, pensavamo che comprendesse il finanziamento pubblico agli organi di partito. Invece no: Radio Radicale fa sempre eccezione. Infatti costa ai cittadini una media di 14 milioni di euro all’anno, in virtù di due diverse fonti di finanziamento: una (circa 4 milioni l’anno) dal Dipartimento editoria di Palazzo Chigi per le “fonti d’informazione di interesse generale”; l’altra (una decina di milioni l’anno) dal ministero delle Poste (ora assorbito dallo Sviluppo economico).

Travaglio suggerisce che per la sopravvivenza di Radio Radicale si possa utilizzare il crowdfunding in rete:

Invece degli appelli al governo, delle mobilitazioni retoriche di Federazione della stampa e intellettuali vari, degli alti lai per la libertà di stampa minacciata, dei soliti strilli della Bonino per “l’insofferenza dei gialloverdi alla libertà di espressione”, del diktat de ll’Agcom (ma che diavolo c’entra?) e degli scioperi della fame, basta aprire una sottoscrizione e cominciare a raccogliere fondi.

Gli ascoltatori non sono moltissimi (l’ultima rilevazione del primo semestre 2014 ne dava 275 mila al giorno, oltre il doppio di Radio Padania). Ma, se ci tengono tutti davvero, possono pagare un abbonamento annuale, come fanno tanti lettori del Fatto e di altri giornali. Tra i firmaioli ci sono editori e scrittori piuttosto facoltosi: perché non mettono mano al portafogli?

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